Banche, l’Abi avvisa: “Italia partecipi di più a Ue, o rischia di fare come l’Argentina”

Le nostre banche sono in ripresa - e i 70 miliardi di aumento di capitale lo dimostrano - ma l'Italia non deve mettere da parte l'Europa o gli scenari potrebbero essere catastrofici. A fare un check up attento e dettagliato del mondo degli istituti di credito è Antonio Patuelli

Foto Vincenzo Livieri - LaPresse

ROMA (Alessandro Banfo – LaPresse) – Abi avvisa: Italia partecipi di più a Ue o rischio Argentina. Le nostre banche sono in ripresa – e i 70 miliardi di aumento di capitale lo dimostrano – ma l’Italia non deve mettere da parte l’Europa o gli scenari potrebbero essere catastrofici. A fare un check up attento e dettagliato del mondo degli istituti di credito è Antonio Patuelli. Che in occasione dell’assemblea annuale lancia un monito che non lascia adito a fraintendimenti.

La scelta strategica: la linea di Abi

La scelta strategica deve essere “di partecipare maggiormente all’Unione Europea impegnando di più l’Italia nelle responsabilità comuni. Anche con un portafoglio economico nella prossima Commissione Europea”. Altrimenti, spiega il presidente al Palazzo dei Congressi, “l’economia italiana potrebbe finire nei gorghi di un nazionalismo mediterraneo molto simile a quelli sudamericani”. Un esempio? “In questa primavera, in *Argentina*, il tasso di sconto ha perfino raggiunto il 40%. Con la Lira italiana, negli anni Ottanta, il tasso di sconto fu anche del 19%”.

Le banche stanno facendo grandi sforzi

La direzione è lanciata quindi, anche se le banche in Italia “stanno facendo grandi sforzi e progressi per la ripresa. Hanno fortemente rafforzato le loro solidità patrimoniali con addirittura 70 miliardi di aumenti di capitale. E ancor più colossali continui prudenziali accantonamenti anche per far fronte ai costi della decennale crisi che in Italia è stata più intensa”.

I numeri parlano da soli

I numeri qui parlano da soli: le sofferenze, al netto degli accantonamenti, sono ridotte a circa 50 miliardi rispetto ai 90 del picco del 2015. I crediti deteriorati netti sono 135 miliardi rispetto ai 200 di giugno 2015. Con un appello importante: servono nuove norme affinché ciascuna banca “debba contribuire ai Fondi di garanzia di cui può teoricamente usufruire e non ad altri”.

Le dichiarazioni di Patuelli

Anche perché, ricorda Patuelli rieletto per il biennio 2018-2020, le banche in Italia hanno affrontato le crisi bancarie sopportando alti costi. Circa 12 miliardi per i *salvataggi* e per nuovi fondi europei e nazionali di garanzia. Di fianco a lui sorride e annuisce Ignazio Visco, governatore di Bankitalia. Spiegando poco dopo che “negli anni della crisi, talvolta in condizioni di mercato particolarmente difficili. Le banche italiane hanno significativamente accresciuto il capitale. Il coefficiente relativo al patrimonio di migliore qualità (Cet1), che oggi si colloca mediamente poco al di sotto del 14 per cento, è quasi raddoppiato rispetto al 2008”.

PIU’ EUROPA. L’Europa però è sempre in primo piano per il numero 1 di Piazza del Gesù, che infatti dopo il primo avviso rilancia: “Occorre una nuova spinta per un’Unione *bancaria* con regole identiche, con Testi unici di diritto bancario, finanziario, fallimentare e penale dell’economia e con coerenza fra regole contabili e prudenziali”. La ricetta per voltare pagina “dopo la crisi bancaria” è tracciata e Patuelli approfitta dell’assise per sottolineare anche il successo del consistente piano di riduzione dei costi e degli sportelli. “A dicembre 2017 l’Italia ha visto ridurre a circa 27mila il numero di sportelli bancari, con tendenza a ulteriori diminuzioni, mentre crescono, con varie denominazioni, gli uffici finanziari”.

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