Roma (LaPresse) – Non c’è pace per il Pd. Fra i dem è ancora una volta tutti contro tutti, con un caos incredibile. Dopo la presentazione di una squadra “plurale, aperta e inclusiva” per la segreteria da parte di Maurizio Martina già volano gli stracci. Da Emiliano fino a Calenda, i due grandi nemici sul caso Ilva, il fuoco di fila è continuo. “Caro Maurizio abbiamo preso atto della tua volontà di avere Fronte Dem nella segreteria del Pd ma non possiamo accettare la tua proposta senza garanzia di un profondo cambiamento di linea politica rispetto al disastroso passato“, twitta Michele Emiliano che ha nel ‘fedelissimo’ Francesco Boccia, l’uomo responsabile del settore imprese. “Ho letto di Emiliano e della scelta di non partecipare alla segreteria, ne prendo atto. Ora però guardiamo avanti tutti insieme“, la risposta stizzita di Martina che vede subito un primo sassolino infilarsi nell’ingranaggio da lui costruito.
L’attacco di Carlo Calenda
Il secondo ‘pugno’ al segretario arriva dritto allo stomaco da Carlo Calenda. L’ex ministro dello Sviluppo Economico conia addirittura sui social newtork l’hashtag #harakiriPd per andare contro alle scelte di Martina. “L’unica cosa utile da fare in questo momento è che chiunque abbia votato Pd e ritenga questa segreteria non adeguata per affrontare l’opposizione e la rifondazione del centrosinistra prenda e lo scriva a Martina. Mail, Facebook, Twitter. Qualsiasi cosa. Farsi sentire”, dice senza giri di parole. L’idea di Calenda è quella di svegliare il partito dalla “narcosi”.
Per farlo serve che l’ex premier Paolo Gentiloni “faccia un passo avanti”. “Deve scendere in campo e dire che l’ora di ricreazione è finita. E ci sia subito a settembre un congresso costituente”, dice ancora. Obiettivo momentaneo invece è una “leadership collegiale” formata da una ventina di persone per una sorta di “governo ombra” che marchi l’esecutivo Conte. Al suo interno, secondo Calenda, dovrebbe esserci anche Matteo Renzi, “a patto che abbandoni la sindrome del bunker”, ma non Franceschini e Orlando “che pure stimo molto” come Emiliano “che non stimo” perché preme “per la convergenza con il M5S”.
Attaccato da più parti, Martina prova a rimettere ordine in un partito che non trova la quadra nemmeno per una manciata di ore. “Tutti dobbiamo lavorare senza fare polemiche inutili. Facciamolo innanzitutto per rispetto verso la nostra comunità – è l’appello lanciato su Facebook – E’ legittimo avere opinioni diverse sulle scelte che si compiono in fasi delicate come queste, è molto più discutibile invece lanciare hashtag contro il tuo stesso partito, magari dopo averne chiesto la liquidazione“, dice evidentemente rivolto a Calenda. Cui rinfaccia che “il vero harakiri è questo. Bisogna lavorare per unire, per aprire e per guardare avanti. Per superare le divisioni che ci hanno indebolito provando a parlarci di più e a provocarci di meno. Tutti“.