ROMA (LaPresse) – “Oggi abbiamo tolto le mani della vecchia politica dalle intercettazioni che rappresentano uno strumento di indagine fondamentale. Impediamo che venga messo il bavaglio sulla stampa e sulla possibilità di far conoscere ai cittadini fatti politicamente rilevanti”. Così il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede in conferenza stampa al termine del Cdm. “La norma che abbiamo prorogato per poterla riscrivere con la dovuta calma era stata scritta con l’intento di impedire ai cittadini di ascoltare le parole dei politici indagati o dei politici al telefono con indagati”.
Le critiche di Bonafede alla gestione Pd
“Ogni volta che qualcuno del Pd veniva ascoltato dai cittadini il Pd tagliava immediatamente la linea e le comunicazioni. L’intento era quello di evitare ai cittadini di ascoltare i politici e si vede dal contenuto della norma. La norma metteva d’accordo sia tutti i magistrati che tutti gli avvocati. Era lesiva di tutti i diritti in gioco, ledeva la possibilità di portare avanti le indagini in maniera efficace. Dava alla polizia giudiziaria la possibilità di scegliere quali intercettazioni sono rilevanti e quali no. Ledeva anche il diritto di difesa, oggi il difensore può valutare il contesto“, ha aggiunto.
Una spesa di 40 milioni per le attrezzature necessarie
Conclude il ministro: “La norma è costata 40 mln di euro per tutte le attrezzature necessarie. Nemmeno un euro di quelli spesi andrà sprecato. La riscrittura della norma sulle intercettazioni avverrà attraverso un processo partecipato: ho scritto a tutte le corti d’appello d’Italia e al consiglio nazionale forense, ho già ricevuto contributi”.