di Simone Gorla
MILANO (LaPresse) – Madrid e Berlino hanno trovato un accordo per i respingimenti dei migranti arrivati in territorio tedesco dopo aver fatto richiesta di asilo in Spagna. Il piano, che entrerà in vigore l’11 agosto, prevede che i richiedenti asilo arrivati in Germania possano essere riportati indietro entro 48 ore. La decisione dei due governi rientra nel tentativo di gestire l’aumento dei flussi migratori nel Mediterraneo occidentale. L’emergenza si è spostata negli ultimi mesi verso ovest ed è la Spagna il nuovo fronte caldo, come certificano i dati dell’Unchr. Sono 23,785 i migranti arrivati in Spagna via mare nel 2018, a cui si aggiungono 3829 ingressi via terra. In Italia ne sono sbarcati 18.860 dall’inizio dell’anno.
Per fare fronte alla situazione, il governo di Pedro Sanchez sta provando a riorganizzare il sistema dell’accoglienza
L’esecutivo spagnolo ha ricevuto pochi giorni fa l’appoggio del commissario europeo Dimitris Avramopoulos, secondo cui Madrid ha dimostrato “uno spirito europeo esemplare di fronte alle sfide migratorie“. E soprattutto ha incassato 30 milioni di aiuti da parte di Bruxelles. Pur nella difficoltà di far fronte all’aumento degli arrivi, Madrid ha continuato a tenere i suoi porti aperti alle nave che fanno ricerca e soccorso in mare, a partire da quelle delle ong.
Prima con lo sbarco della Aquarius, respinta dall’Italia, nel porto di Valencia. Poi accogliendo a Maiorca Josefa, la donna salvata dopo due giorni in mare dalla nave di Open Arms. La stessa organizzazione ha annunciato di aver avuto il via libera per l’attracco nel porto di Algésiras, in Andalusia. La nave, con a bordo 87 persone salvate in acque internazionali, è attesa giovedì mattina nel porto all’estremo sud del paese, davanti a Gibilterra. La prefettura andalusa assicura che tutto sarà fatto in modo molto discreto. Ai migranti, tra cui 8 minori, sarà concesso un permesso speciale di 72 ore per poter fare richiesta di asilo. Non ci sarà invece un permesso di 45 giorni come per i naufraghi della Aquarius. “Stiamo mettendo a punto protocollo di accoglienza che prima non esisteva“, ha spiegato il ministro per le Migrazioni Consuelo Rumì, giustificando la differenza di trattamento.
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Per l’organizzazione il numero di persone che affogano nel Mediterraneo centrale e di coloro che sono riportati nei centri di detenzione in Libia è aumentato a causa delle politiche europee. Il numero di detenuti nel paese nordafricano è più che raddoppiato negli ultimi mesi: da circa 4.400 a marzo a più di 10mila – tra cui circa 2mila donne e bambini – alla fine di luglio. Amnesty mette nel mirino “le nuove politiche italiane che hanno lasciato persone bloccate in mare per giorni“. E sottolinea che i paesi dell’Unione europea “stanno cospirando per contenere rifugiati e migranti in Libia, dove sono esposti a torture e abusi“.