Pd, Martina accelera sul Congresso. Il segretario prova a scacciare lo spettro di Renzi. Il fiorentino vuole tornare

Foto LaPresse - Stefano Porta 09/05/2017 Rho Pero Milano ( Ita ) Cronaca Allo Spazio Give me Five Matteo Renzi incontra le Startup durante Seeds and Chips in Fiera Nella foto: Matteo Renzi e Maurizio Martina incontrano le StartUp

ROMA – “Uno spettro si aggira per il Pd. E’ lo spettro di Matteo Renzi“. Maurizio Martina ha annunciato che il congresso del partito sarà celebrato prima delle elezioni europee. E l’accelerata del segretario Dem potrebbe frutto della paura (sua e di tanti altri democrat)  di un ritorno. Quello del fiorentino.

Non è una decisione inaspettata. Anzi, ufficiosamente si sapeva già. Ma la scelta di Martina può avere un duplice significato. Il primo, ribadire un concetto: scelgo io dopo aver ascoltato tutti. Il secondo, ed è quello probabilmente con le radici più profonde, è scongiurare il rischio di far riorganizzare le truppe renziane e lo stesso Renzi. L’ex premier è convinto che il Pd senza lui non esista. Per tutti gli altri, a quanto pare, una vittoria del renzismo (se non dello stesso Renzi) al prossimo congresso, equivale alla dipartiti di un Pd già in netta difficoltà.

La pazza idea di Matteo Renzi: ricandidarsi al congresso

L’ex sindaco di Firenze ha più volte smentito questa ipotesi. Ma sia Maria Elena Boschi che Davide Faraone negli ultimi due giorni hanno spiegato che voterebbero ad occhi chiusi il loro leader. In ogni caso, al di là dell’impegno diretto o meno di Renzi al congresso, l’ex premier il congresso non vuole perderlo. Ed è per questo che Martina, che non ha escluso una sua di candidatura, ha accelerato sulle date del congresso Pd. Non vuole dare il tempo di riorganizzarsi. In ogni caso, appare complicata una vittoria renziana. Per due motivi: la proposta di Nicola Zingaretti sembra prendere sempre più piede dentro il Pd. E i renziani potrebbero presentare più candidati, dividendo i voti.

I nomi in campo

In campo, ufficialmente, c’è solo Nicola Zingaretti. Non è da escludere la candidatura di Graziano Delrio, luogotenente del governo Renzi ma non allineato al renzismo ortodosso. Si scrive Delrio, ma si può leggere  Franceschini. L’abilissimo ex ministro dei Beni Culturali, mago delle trame di partito e non solo, starebbe personalmente manovrando la candidatura di Delrio. Poi ci sonoMatteo Richetti e Teresa Bellanova. E lo stesso Maurizio Martina, che ha dalla sua la macchina organizzativa.

La svolta con Zingaretti

Da un punto di vista politico il nome più denso di significato è quello del governatore del Lazio, Nicola Zingaretti. Il suo modello, nella regione che amministra, è stato vincente. Un centrosinistra largo, che va da LeU ai moderati, ma con una linea politica più di sinistra. Sul progetto tattico, insomma, l’Ulivo di Prodi. Sul piano politico, una proposta più radicale. Ed è su questo che punta Zingaretti: convogliare la gran parte del partito e richiamare dentro tanti delusi e scontenti. L’operazione è difficilissima, serve leadership e perfetta scelta dei tempi. Ad oggi, però, sembra l’unica contromisura in grado di arginare l’emorragia di consenso e, cosa importante, l’unica mossa in grado di spezzare un po’ il bipolarismo Lega-5 Stelle. Tutto, però, passa per una strada: mettere definitivamente in soffitta il renzismo. Staremo a vedere.

Gentiloni si tiene fuori dalle beghe di partito

Sulla vicenda ‘congresso’ Paolo Gentiloni resTa in silenzio. Forse lavorerà dietro le quinte, ma l’ex premier non si sta spendendo per nessuno. Il perché è chiaro. Non vuole bruciarsi. Forse è l’ultima figura nel Pd ad avere popolarità e credibilità. E non vuole perderle. Il duo Zingaretti segretario e Gentiloni candidato non suona male in casa Dem. Ma, come per il governatore del Lazio, la regola vale anche per Gentiloni. Va bene tutto, purché il renzismo diventi un brutto ricordo del passato.

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