Di Dario Borriello
ROMA (LaPresse) – “La mafia mi fa schifo“. Matteo Salvini lancia il guanto di sfida a Cosa Nostra da Catania, dai locali dell’azienda Geotrans. Azienda sottratta alla malavita per essere rimessa nel circolo dell’economia legale. Il ministro dell’Interno, snobbando anche la polemica innescata da Roberto Saviano (“La sua Lega non ha capito la ‘ndrangheta“), sceglie ugualmente di confermare i suoi appuntamenti in Sicilia. Per dare un segnale forte che la lotta alla criminalità resta “la priorità” del suo dicastero e dell’intero governo. Con le orecchie e il cuore a Genova, dove il Ponte Morandi veniva giù tirandosi dietro un pezzo importante del suo amato Nord, Salvini annuncia: “Nel decreto Sicurezza, che a settembre porterò in Consiglio dei ministri, ci sarà un incremento dell’aggressione ai patrimoni dei mafiosi“. Perché “l’intenzione è portargli via fino all’ultimo centesimo“.
Colpire il portafogli di ‘mafia spa’: è questa, dunque, la strategia del Viminale, perché “le chiacchiere le lascio ad altri“, rintuzza il vicepremier
Ai cronisti annuncia il rafforzamento dell’Agenzia per i beni confiscati. Poi attraverso i suoi canali social esulta per l’operazione portata a termine dalla Dia di Palermo. Che ha sottratto beni per somme ingenti a Giuseppe e Angelo Ingrassia, ritenuti “vicini e contigui” a Cosa nostra. “Ville, terreni, automobili e moto, negozi e conti correnti per un totale di 150 milioni confiscati in queste ore ad alcuni mafiosi a Palermo, molto bene“, scrive il leader del Carroccio. Che poi riserva un ringraziamento “alle forze dell’ordine” e un pensiero ai suoi detrattori: “Avanti così, dalle parole ai fatti, alla faccia dei chiacchieroni“.
Salvini, dunque, rilancia la sua azione politica anche in un ‘ramo d’azienda’ differente rispetto a quello dei flussi migratori, che ne hanno caratterizzato i primi 60 giorni al governo. Non curandosi nemmeno del ‘pressing’ sempre più insistente di Saviano. Allo scrittore campano, risponde, che è “l’ultimo dei miei pensieri“.