San Francisco (LaPresse/AFP) – Facebook ha dichiarato di avere interrotto le campagne di disinformazione messe in atto da Iran e Russia tramite profili falsi chiudendo diversi account. Come parte della sua battaglia contro le fake news in vista delle elezioni di medio termine negli Stati Uniti, previste per il 6 novembre. Sono oltre 650 (precisamente 652) i profili rimossi, identificati come “reti di account che ingannano le persone su ciò che fanno”.
A maggio Facebook ha comunicato di aver disattivato 583 milioni di account falsi
Nei primi tre mesi del 2018 Facebook ha disattivato circa 583 milioni di account falsi (ne erano stati cancellati 694 milioni nel quarto trimestre del 2017). Ha preso provvedimenti contro 837 milioni di contenuti spam. Ed ha segnalato o rimosso circa 30 milioni di post che contenevano immagini sessualmente esplicite o violente, propaganda terroristica o contenuti d’odio. È quanto si legge nel ‘Report sull’applicazione degli Standard della Comunità’, un documento senza precedenti che il social network oggi ha reso noto e che contiene tutti i numeri legati all’applicazione degli standard. Si tratta di una risposta alle richieste di trasparenza a seguito dello scandalo dei dati legato a Cambridge Analytica. Nell’85,6% dei casi, il sistema ha individuato le immagini prima di essere allertato dagli utenti. Il dato rappresenta tra lo 0,22% e lo 0,27% del contenuto totale visionato dagli oltre due miliardi di utenti da gennaio a marzo.
Facebook ha rivelato di avere bloccato 1,9 milioni di contenuti legati alla propaganda terroristica. Un dato in aumento rispetto alla rilevazione precedente. Circa 800mila messaggi terroristici in più sono stati individuati, spiega Menlo Park, “grazie al miglioramento della nostra capacità di individuare messaggi violenti attraverso la tecnologia di rilevamento foto, che trova sia i vecchi contenuti sia quelli appena pubblicati”. Per quanto riguarda i casi di ‘hate speech’, gli attacchi diretti in base a etnia, religione, identità di genere, orientamento sessuale o disabilità, Facebook spiega che nel primo trimestre dell’anno sono stati bloccati circa 2,5 milioni di contenuti, in crescita dagli 1,6 milioni di fine 2017.
Stretta contro coloro che fanno propaganda violenta
“I dati sono influenzati da fattori interni, come il miglioramento della nostra capacità di intercettare questi messaggi. Ma anche esterni, come gli eventi mondiali che aumentano la quantità di messaggi di odio su Facebook”, si legge nel rapporto. “Per argomenti delicati come la violenza esplicita e l’incitamento all’odio, la nostra tecnologia ancora non riesce a funzionare in maniera del tutto efficace. Ed è necessario l’intervento dei nostri team di revisione”, spiega la società. “Abbiamo rimosso o etichettato come potenzialmente pericolosi circa tre milioni e mezzo di contenuti violenti nei primi tre mesi del 2018, l’86% dei quali identificati dalla nostra tecnologia”.