Roma (LaPresse) – Da Dublino, dove in viaggio apostolico si è dovuto occupare di lotta alla pedofilia e di problemi legati alla famiglia, la voce di Francesco si è alzata anche per i migranti. Il Papa ha simbolicamente messo la firma sulla scelta della Cei di ospitare la gran parte dei profughi della Diciotti e ha ribadito la linea del pontificato secondo Bergoglio: nonostante sia sempre una “sfida” quella di accogliere il migrante e lo straniero, nonostante sia “scomodo” proteggere i diritti dei più fragili, non dobbiamo mai lasciarci “influenzare o scoraggiare dallo sguardo gelido dell’indifferenza o dai venti burrascosi dell’ostilità”.
Il Pontefice ha però insistito sulla ‘linea svedese’, che ha segnato un suo parziale cambio di visione sulla gestione dei flussi. Fu sul volo di rientro da Malmo, il primo novembre del 2016, che Bergoglio per la prima volta non parlò di aprire indistintamente le porte, ma di verificare prima l’effettiva capacità di un Paese di integrare chi arriva: “Un popolo che può ricevere ma non ha la possibilità di integrare, meglio che non riceva. E credo che questo sia il midollo oggi del dialogo nell’Unione Europea, si deve continuare a parlare, le soluzioni si trovano”, ha affermato ieri.
Il Papa ha raccontato di essersi accorto di dover mantenere un “atteggiamento ragionevole” sul tema dopo l’attentato di Bruxelles: “I ragazzi, gli attentatori, erano belgi, ma finti emigranti, non integrati, ghettizzati. Cioè erano stati ricevuti dal Paese e lasciati lì, e avevano fatto un ghetto”.
Il Papa fa sentire il proprio peso da Dublino
Dopo una settimana in cui sul caso Diciotti il mondo della politica ha soltanto mostrato i muscoli, serviva un’azione concreta. La situazione era diventata “intollerabile dal punto di vista umanitario”, hanno spiegato i vescovi: è per questo che la Cei ha sbloccato lo stallo, ormai “insostenibile per tutti”.
Un appello non era sufficiente: bisognava dimostrare di voler aprire le porte. A portare avanti la trattativa con ilViminale sono stati padre Aldo Bonaiuti, che segue l’opera di don Benzi, e la Conferenza Episcopale Italiana: “Il card. Bassetti che era qui, al telefono, guidava tutto e uno dei due sottosegretari, padre Maffeis, negoziava con il ministro”, ha rivelato il Papa. I migranti che saranno accolti dalla conferenza andranno nel centro di accoglienza straordinaria Mondo Migliore a Rocca di Papa. Ma ad attivarsi subito sono state anche le singole diocesi. Le prime a dirsi disponibili sono state Brescia, Bologna e Agrigento. La risposta delle parrocchie è stata “generosa e spontanea”, ha assicurato la Cei. A coordinare l’operazione è la Caritas, braccio pastorale della conferenza dei vescovi.
I vescovi si occuperanno di un centinaio dei 177 profughi, numero che potrebbe aumentare, se non si trovasse la sistemazione per tutti. Una ventina di migranti sarà accolta dall’Albania, con la quale la Farnesina ha stretto un accordo nel pomeriggio del 25 agosto. Altri 20-25 saranno ospitati dall’Irlanda. E chissà se la disponibilità di Dublino non sia nata da una richiesta diretta del Pontefice, in contatto costante con il premier Leo Varadkar (figlio di un immigrato indiano) nei giorni caldi di Catania.