VENEZIA – Centri sociali mobilitati contro il ministro dell’Interno Matteo Salvini atteso a Venezia per la firma del protocollo di legalità per la realizzazione della superstrada a pedaggio Pedemontana veneta. La richiesta è attuare politiche di accoglienza e non di respingimento. Intanto il vicepremier torna ad attaccare il presidente francese Emmanuel Macron.
Centro sociale Morion in occupazione
Gli attivisti hanno simbolicamente occupato la sede della giunta regionale veneta. Hanno chiuso il pontile di palazzo Balbi spiegando: “Mentre il ministro è chiuso all’interno di una zona rossa blindata rivendichiamo il diritto a una città aperta alle politiche di accoglienza e chiusa al razzismo e alle politiche infami fatte sulla pelle delle persone lasciate a morire in mare”.
Il ‘j’accuse’ del ministro
Incurante delle proteste, Salvini continua diritto sulla strada dell’intransigenza e torna ad attaccare, a meno di 24 ore, Macron tacciandolo di ipocrisia. “Da inizio 2017 ad oggi la Francia del ‘bravo Macron’ ha respinto più di 48.000 immigrati alle frontiere con l’Italia, comprese donne e bambini – l’accusa del ministro – Sarebbe questa l’Europa accogliente e solidale di cui parlano Macron e i buonisti? Al posto di dare lezioni agli altri, inviterei l’ipocrita presidente francese a riaprire i confini e accogliere le migliaia di rifugiati che aveva promesso di prendere. L’Italia non è più il campo profughi d’Europa, la pacchia per scafisti e buonisti è finita”. Al j’accuse, già ieri il capo dell’Eliseo aveva avuto modo di rispondere che “Non cederò niente ai nazionalisti e a quelli che predicano odio. Se hanno voluto vedere nella mia persona il loro principale avversario, hanno ragione”. Lo scontro resta aperto.
Migranti a Rocca di Papa
Polemiche a parte, sulle contestazioni subite da alcuni migranti della nave Diciotti accolti a Rocca di Papa Salvini ha banalizzato: “Una volta tanto non pagano gli italiani – l’affermazione – Rocca di Papa è solo un punto di passaggio, perché poi i vescovi si sono impegnati a distribuire in loro strutture, e a loro carico in gruppi di tre o quattro persone”.
La verità sulla Cei
Proprio sul caso Diciotti l’Europa ha mostrato il suo vero volto, o almeno questo è ciò che pensa il ministro del governo pentaleghista che racconta di aver chiamato la Cei. “Irlanda, Albania e vescovi sono stati contattati da noi – sostiene – L’Europa per l’ennesima volta si è girata dall’altra parte ed ha fatto finta di niente. Ci siamo rivolti fuori dall’Europa, con l’Albania, ed abbiamo chiamato anche altri Paesi che potranno essere utili nei prossimi eventuali, spero di no, sbarchi. Abbiamo chiamato la Chiesa cattolica perché a parole proclama accoglienza e generosità, si è fatta anche economicamente carico di queste persone”.