BUENOS AIRES – Crolla il pesos. La moneta argentina ha toccato il suo minimo storico. La banca centrale del Paese sudamericano è stata costretta ad alzare i tassi di interesse di 15 punti percentuale, raggiungendo il record del 60%: il più alto del mondo. Dopo il tracollo della lira turca la recessione argentina mette in pericolo le economie dei paesi emergenti, trascinandoli in una disastrosa spirale. L’agenzia internazionale di rating Moody’s ha rivalutato le previsioni di crescita del paese, stabilendo una contrazione al ribasso dell’1% rispetto alla cifra precedente del 3%. Una bocciatura che fa perdere consensi al presidente Mauricio Macri. Il premier ha chiesto al Fondo Monetario Internazionale di accelerare i pagamenti previsti dal piano di salvataggio.
Fondi per il salvataggio dal Fondo internazionale, l’istituto valuta la richiesta del presidente Macri
L’Argentina ha già ricevuto 15 dei 50 miliardi previsti dal programma del Fondo. A cui si aggiungeranno presto, entro la fine del mese, altri tre miliardi. La richiesta di Buoneos Aires rimane però in forse. Nonostante l’imminente emergenza l’Fmi prende tempo. L’istituto provvederà a valutare la richiesta formulata da Macri, ha affermato il direttore generale Christian Legarde. Il vertice del Fondo ha assicurato che tutto avverrà in tempi brevi. Lo scopo è scongiurare una crisi fuori controllo. La situazione dell’America Latina è già grave e potrebbe mettere in pericolo le economie emergenti.
Dopo la lira turca il pesos argentino: il crollo delle valute e il rischio per le economie emergenti
La moneta argentina tocca il fondo del barile: il pesos raggiunge il suo minimo storico. Un segnale preoccupante per i mercati, che arriva a poche settimana dalla debacle della lira turca. Situazione per cui il presidente Recep Tayyip Erdogan ha dato la colpa agli Stati Uniti. Inutile appellarsi ad Allah o alla popolazione, chiedendo di cambiare la valuta estera in conio nazionale. A distanza di venti giorni la lira ancora non mostra segni di ripresa.