Yangon (LaPresse/AFP) – Due giornalisti della Reuters sono stati condannati a 7 anni di carcere in Myanmar per avere rivelato segreti di Stato lavorando a un’inchiesta sulla crisi dei Rohingya. Una sentenza che ha suscitato indignazione in tutto il mondo ed è stata considerata un attacco alla libertà di stampa. “Oggi è un giorno triste per il Myanmar e per la libertà di stampa”, ha detto Stephen J. Adler, editor in chief di Reuters, denunciando le accuse come “false” e “progettate per far tacere e intimidire la stampa”. I due giornalisti condannati, Wa Lone e Kyaw Soe Oo, “dovrebbero infatti poter tornare alle loro famiglie e continuare il loro lavoro”, ha detto il coordinatore residente e umanitario delle Nazioni Unite in Myanmar, Knut Ostby, “continuiamo a chiedere il loro rilascio”.
Duro attacco alla libertà di stampa
La condanna dei giornalisti Reuters Wa Lone e Kyaw Soe Oo a 7 anni di reclusione “mina la libertà dei media, il diritto all’informazione del pubblico ed anche lo sviluppo dello stato di diritto in Myanmar”. Lo ha dichiarato un portavoce della Commissione europea in merito alla condanna dei reporter. Accusati di aver raccontato gravi violazioni dei diritti umani nello Stato di Rakhine. “La libertà dei media e il giornalismo critico sono pilastri essenziali della democrazia”, ricorda l’esecutivo Ue. Una stampa libera ha una funzione chiave nel promuovere la trasparenza e tenere conto dei governi democratici”. “Ribadiamo la nostra aspettativa che le autorità garantiranno condizioni adeguate per il loro lavoro. Le sentenze di Wa Lone e Kyaw Soe Oo dovrebbero essere riviste e i due giornalisti essere rilasciati immediatamente e incondizionatamente”, conclude il portavoce Ue.