Napoli, Lanzotti lancia la sfida a De Magistris: “Io e Caldoro con De Gregorio e Arienzo”

Su Napoli i partiti facciano un passo indietro, non pongo il veto su nessuno

NAPOLI – In città una alleanza con ‘l’Altra Napoli’, quella alternativa a De Magistris ma anche all’asse Lega-5Stelle. Un’area culturale che si deve ritrovare per costruire una proposta politica coerente con i tempi di oggi. “Guardo con interesse al Pd non litigioso ma operoso. Alle nostre migliori esperienze e personalità. Ad una destra che rappresenta ancora valori importanti”, l’idea del consigliere comunale di Forza Italia Stanislao Lanzotti è di andare oltre i partiti senza rinnegare le storie personali. Perché “parlare di centrodestra, in città, è anacronistico”.

Lanzotti, come la chiamiamo la moneta napoletana?

N’Euro. Ho chiesto al prefetto un incontro come le parole del sindaco sono un attentato alla credibilità dell’Istituzione e dei Napoletani. Non è un ragazzino, rappresenta la città. Io condivido che il debito in buona parte sia ingiusto, quello di 850 milioni. Poi è diventato di 2 miliardi, in quel debito c’è anche De Magistris ed è determinato dalla sua cattiva gestione. Che lui possa utilizzare un argomento vero per dire una stupidaggine però non è corretto. Il fatto che dica che Napoli sia indipendente, che stampi moneta…non sa nemmeno che dice. Mina la reputazione dei napoletani in Italia e nel mondo.

Ci siamo scocciati di essere considerati delle caricature: non può fare pulcinella, perché i napoletani si sono stufati di essere considerati pulcinella. Siamo grande popolo che ha degli eccessi, lui rappresenta gli eccessi. Lui, come fa chi ci governa, non parla delle cose serie. In Italia si parla sempre dell’ultimo centimetro e non dei drammi e dei problemi reali.

Che opposizione sta mettendo in campo Fi in Comune?

Io penso che l’opposizione vera la stia facendo Fi. Diciamo da tempo che Dema non è in grado di riscuotere residui attivi, fitti e multe, non è in grado di vendere il patrimonio. Non è quindi capace di aumentare le entrate. Noi vorremmo dare una mano, per Napoli. Il Comune si salva solo se vende il patrimonio e riduce i costi. C’è l’altro grande tema delle partecipate. L’elenco è lungo. La verità è che il sindaco è proiettato su dimensioni nazionali, non ha nessun interesse a risolvere i problemi.

L’amministrazione è quindi ferma?

Gli assessori sono fermi. Sanno che sono a mezzo servizio, che non godono di piena fiducia. La verità è che Luigi vuole arrivare al primo appuntamento utile e credo siano le Europee. Sta, secondo me, intavolando qualche trattativa per mettersi nella lista di qualcuno alle europee e lasciare Napoli. Forse i 5Stelle, forse il Pd. Non so. Ma Napoli non è più nel suo orizzonte e si vede dallo stallo totale dell’amministrazione.

Come il caso dello stadio San Paolo.

Ieri si è tenuta la commissione trasparenza sullo Stadio. Sollevo dei temi: la convenzione è scaduta già nel 2015. Perché i problemi emergono solo oggi? Perché sindaco e De Laurentiis sembravano migliori amici fino a ieri e ragionavano come se la nuova convenzione fosse già stipulata? C’era una bozza, che oggi ci viene negata.

A tutti, non solo alle opposizioni. Perché dire che non c’è una convenzione su cui società e Comune si sono spaccati? Ma la questione è un’altra. Mentre la Ssc Napoli ha il diritto di fare il proprio interesse senza farlo sapere in giro, se sono condivisibili anche i toni di De Laurentiis che fa l’imprenditore, non è condivisibile che l’amministrazione porti una materia di consiglio nelle segrete stanze. Perché se è materia di consiglio, essendo il San Paolo di proprietà del Comune e non di una giunta, ne discutono Auricchio e De Laureniis? E’ politicamente ambiguo.

Al di là della questione politica, cosa sta accadendo?

Dopo quattro anni, dalla scadenza della vecchia convenzione ad oggi, viene fuori che c’è una polemica. Allora mi chiedo. Per 4 anni abbiamo agito in regime di prorogatio o si dava per scontato che la convenzione sarebbe stata poi firmata. E qui c’è il nodo fondamentale. Scaduto il vecchio regolamento, è previsto che il Napoli versasse circa il 10% sui guadagni dei singoli eventi. Come avviene: il comune chiede il borderò degli incassi alla Siae ed emette fattura entro la fine del mese successivo. Poi la società ha una decina di giorni per pagare. La questione è solo apparentemente burocratica.

Il Comune non ha mai chiesto il borderò alla SIAE. Allora o si è agito in regime di prorogatio oppure è stato commesso un danno erariale su cui ho il timore interverrà la Corte dei Conti. Poi. Il Calcio Napoli sostiene di aver speso dei soldi per mantenere il San Paolo e, facendo i calcoli, sostiene quindi di non dovere nulla al Comune. C’è poi un parere del Coni chiesto dallo stesso Comune in il Coni spiega che il valore del San Paolo, per come sta messo, è pari a 450mila euro di fitto annui. In questo stesso parere dice che il Napoli perde a causa delle condizioni del San Paolo potenziale fatturate tra gli 8 e i 10 milioni di euro.

Il centrodestra in città non ha mai vinto. Che fare?

Non dobbiamo più parlare di partiti, ma di aree culturali. Una premessa: io sono in Forza Italia, sono rimasto anche in momenti difficili e non penso di lasciare il partito. Ma esiste una Napoli, direi un’Italia, che va di pancia: No agli immigrati, più soldi per tutti senza lavorare e così via. Altra premessa: sono cose giuste, soprattutto è giusto che le persone cedano a certe sirene dopo che la politica ha dato il peggio per venti anni. Tuttavia c’è un’altra Italia, un’altra Napoli. Immagino un blocco sociale che con grande grinta deve ritornare a parlare delle cose e riconquistare consenso. Con messaggi chiari e soprattutto persone credibili. Io dopo una vita passata nelle istituzioni e a fare il gregario mi candido, senza personalismi e con sincerità, ad essere uno dei costituenti di questo processo culturale e sociale che possiamo semplificare in due parole e chiamarla ‘L’altra Napoli’.

Con chi costruire allora ‘Altra Napoli’?

Guardo con interesse al Pd non litigioso ma operoso. Penso al capogruppo Pd Federico Arienzo, a Lorenzo Crea, ad Umberto De Gregorio che pure se non di area di centrodestra possono contribuire sensibilmente. Mi riferisco a persone di qualità del mio schieramento: Cosenza, Trombetti, Caldoro ed altri. Penso ad una destra che rappresenta ancora valori importanti: Fabio Chiosi e Alessandro Sansoni ad esempio. Tutte persone utili a ridare una immagine decorosa della nostra città. Senza protagonismi, senza proclami e spot. Andiamoci a riprendere Napoli.

Il suo ruolo in questo schema?

Io non ho interessi particolari. Ho il mio lavoro, faccio altro e non vivo di politica. Ma amo la mia città, i suoi abitanti e la politica è una passione forte. Lo dico senza infingimenti: non mi voglio ricandidare. Né al consiglio comunale né a quello regionale. Voglio dare una mano mettendo su le liste e, certamente, avere voce in capitolo su quello che poi dopo, se si vince, sarà il governo cittadino. Se non si dovesse trovare una quadra, se non troviamo un nome come federatore sono anche disponibile a candidarmi sindaco.

E’ anacronistico quindi parlare ancora di centrodestra?

E’ anacronistico. Premesso che non rinnego la mia storia e non rinnego Fi. Come ho detto, sono rimasto anche durante la tempesta. E non sto pensando di lasciare. Ma bisogna ripensare lo schema. Parlare di destra e sinistra ha poco senso, almeno per ora. Il mondo è diviso tra persone deluse e che quindi, legittimamente, credono che il ciuccio voli. Voglio subito dire che sono contrario a quella versione manichea del mondo che crede che questi elettori siano cattivi e ce ne siano degli altri migliori. Non è così. La colpa è del ceto politico, che è riuscito a dare il peggio di sé a 360 gradi. Credo quindi che ci voglio persone credibili che riescano a convincere, offrendo una proposta seria ed utile, che il ciuccio non vola. Se continuiamo con vecchi schemi è evidente che arriva chi dice solo fesserie, promette la luna, e trova anche terreno fertile. La missione del prossimo anno politico, da oggi al prossimo luglio, è tornare credibili.

Con la Lega allora? Come ci si regola?

C’è una parte di ceto politico di Fi che sta compiendo una legittima osmosi. Tanta gente che, ripeto legittimamente, vuole riposizionarsi nella Lega per motivi di carattere personale, interessi. E non deve preoccupare, è nelle cose. Preoccupa invece che il fioraio, il benzinaio, il panettiere votino Salvini perché dice “prima gli italiani”. Lui è bravissimo a dirlo, ma bisogna far capire alle persone che non è così facile. Poi, detto questo, la Lega potrebbe essere un alleato, perché no. Gianluca Cantalamessa è un mio amico e politico valido. Non pongo nessun veto. Ma certamente sulla città di Napoli la politica deve fare un passo indietro. Solo un’alleanza di persone, non di partiti, senza nessun protagonismo può contribuire ad una rinascita.

La prima emergenza a cui ‘Altra Napoli’ dovrebbe rispondere?

Vedete, a Napoli c’è una profonda e drammatica emergenza sociale. Sono stato a Napoli ad agosto: era piena. Vuol dire due cose. Che Napoli assurge al ruolo che merita di capitale europea grazie alla sua storia, le sue bellezze naturali e culturali. E che c’è una povertà enorme. Vorrei partire da questo. Andare incontro alle diseguaglianze e alle povertà che attraversano la città come uno tsunami. Ma non promettendo alla gente di guadagnare senza lavorare, come fanno altri.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome