I giornalisti di ‘Cronache’ premiati per il loro impegno anticamorra

Assegnato da Giorgia Meloni per Atreju 2018. La motivazione: per rendere giustizia ai giornalisti danneggiati dai ‘copia-incolla’ di Saviano

Foto Roberto Monaldo / LaPresse 17-09-2018 Roma Politica Giorgia Meloni presenta Atreju 2018 Nella foto Fabio Roscani (pres. Gioventù Nazionale) e Giorgia Meloni

NAPOLI – Sarà Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, a consegnare venerdì il premio ‘Atreju 2018’ a Ugo Clemente, direttore editoriale di ‘Cronache di Napoli’ e ‘Cronache di Caserta’, e Simone Di Meo, ex cronista dell’edizione napoletana del quotidiano. “Un premio – si legge nelle motivazioni – per rendere giustizia a quei giornalisti che, da anni e lontano dalla luce dei riflettori, lavorano per documentare l’attività della criminalità organizzata e sono stati danneggiati dai ‘copia e incolla’ di Roberto Saviano e definiti dispregiativamente ‘cronistini di provincia’”.

Ugo Clemente

La ‘raccolta di materiale’

Tra il 2004 e il 2005 Saviano, allora sconosciuto al grande pubblico, contattò Cronache di Napoli e chiese di poter accedere alla redazione per reperire materiale che avrebbe dovuto utilizzare per una ricerca. Fu accolto nella sede di Fuorigrotta dai nostri giornalisti che gli fornirono articoli di Cronache, comunicati, atti giudiziari e informazioni soprattutto in merito alla faida di camorra del 2004. L’editore dei giornali, però, aveva chiarito a Saviano che l’aiuto della redazione gli sarebbe stato accordato solo a patto che, nel rispetto della normativa vigente, a parte la “ricerca” della quale parlava, le testate fossero indicate in eventuali iniziative di carattere commerciale, nel caso in cui intendesse utilizzare materiale di proprietà della Libra. Nel 2006 fu pubblicato il romanzo Gomorra.

Diversi giornalisti di Cronache riconobbero, nel testo del romanzo, propri articoli pubblicati in precedenza su Cronache di Napoli e di Caserta. Il primo a promuovere una causa nei confronti di Saviano fu Simone di Meo. A seguito della sua iniziativa giudiziaria, Saviano fu costretto a indicare nelle successive edizioni del romanzo “Gomorra” il nome della testata Cronache di Napoli e quello dello stesso Di Meo, con riferimento a un singolo articolo. Intanto, però, altri giornalisti avevano rilevato casi di illecita riproduzione dei loro articoli. In alcuni casi, Saviano si era limitato a fare un “collage” di testi presi da Cronache, in altri li aveva “rimodellati” per conferire loro una parvenza di originalità, in altri ancora li aveva copiati e incollati nel romanzo così come erano.

La causa

Nel 2008 la società Libra Editrice, che edita Cronache di Napoli e di Caserta, fece causa allo scrittore per plagio. Alla notifica dell’atto di citazione ha fatto seguito una reazione violentissima da parte di Saviano il quale ha attivato ogni iniziativa utile a delegittimare la testata Cronache. Prima con un intervento al Festival della Letteratura di Mantova, alla fine del 2008 e poi con una intera puntata della trasmissione di Fabio Fazio, Che tempo che fa, su Rai 3, all’inizio del 2009.

In entrambe le occasioni, la tesi da lui sostenuta era quella della connivenza tra le testate edite dalla Libra Editrice e i clan camorristici locali.
Inutile dire che mai, né prima né dopo gli attacchi di Roberto Saviano (dai primi “monologhi” dedicati a Cronache sono passati dieci anni) un solo giornalista, amministratore o collaboratore a qualsiasi titolo di Cronache o della Libra è stato indagato per un reato in qualunque modo legato al fenomeno della criminalità organizzata, a Napoli o altrove. Anzi, dalla camorra i giornalisti di Cronache sono stati minacciati, come Giuseppe Tallino, che il boss Augusto La Torre ha tentato di zittire.

Il plagio riconosciuto in Cassazione

Nonostante la campagna di fango nei confronti dei giornalisti dai quali ha copiato, nel 2015 la Corte di Cassazione ha definitivamente accertato la illecita riproduzione (plagio in senso stretto, ovvero non citazione generica ma illecita appropriazione della paternità) di due articoli: “Il multilevel applicato al narcotraffico” e “Ore 9:00, il boss lascia la “sua” Secondigliano”.

La Cassazione ha però chiesto alla Corte di Appello di ricalcolare l’importo che Saviano avrebbe dovuto versare a titolo di risarcimento del danno per i due casi di plagio acclarati e che la stessa, nel 2013, aveva quantificato in 60mila euro più 20mila di spese legali, considerato il “numero non esiguo delle riproduzioni abusive e delle omesse citazioni delle fonti” (sentenza Corte di Cassazione, n. 12314/15, p. 24). La Cassazione ha chiesto alla Corte di Appello di considerare, nella quantificazione del danno, “gli utili realizzati in violazione del diritto”, o quantomeno “l’importo dei diritti che avrebbero dovuto essere riconosciuti qualora l’autore avesse chiesto l’autorizzazione per l’utilizzazione del diritto” (sentenza Corte di Cassazione, n. 12314/15, pp. 24-25).

Saviano condannato in Cassazione
Il risarcimento

Nel 2016, però, la Corte di Appello ha ridimensionato la somma dovuta a titolo di risarcimento, riducendola a 6mila euro, con spese legali compensate. La Libra Editrice ha quindi presentato un nuovo ricorso in Cassazione perché ritiene paradossale il fatto che, pur essendo stato acclarato in via definitiva il plagio di due articoli e l’omessa citazione della fonte in un altro caso, si sia vista riconoscere soli 6mila euro di risarcimento a fronte di spese legali che per i primi due gradi di giudizio sono state quantificate in 20mila euro.

Attualmente, quindi, la Libra Editrice è in attesa della decisione della Corte di Cassazione sulla questione della quantificazione del danno, mentre la precedente pronuncia della Cassazione ha accertato, ormai in via definitiva, l’effettivo plagio dei due articoli di Cronache e l’omessa citazione della fonte con riferimento a un terzo articolo.
Nel frattempo, dopo 9 anni di amarezza, c’è la prima attestazione pubblica al valore dei giornalisti di Cronache: segno che l’era del pensiero unico è definitivamente tramontata.

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