NAPOLI – È Lusciano o Fuorigrotta? È una pizzeria o l’Allianz Stadium? Domande che sorgono spontanee quando si varca la soglia di ‘Napoli nel cuore’, la pizzeria-ristorante che, quando scendono in campo Hamsik e soci, si trasforma in un vero e proprio club azzurro.
Il benvenuto dal Re Diego
A dare il benvenuto all’ingresso ci pensa Re Diego: c’è una sua gigantografia a grandezza naturale proprio all’entrata. Una volta dentro, sembra di passare i tornelli del San Paolo. Bambini, donne, anziani: tutti cuori azzurri che battono e che sussultano quando Mertens sigla il vantaggio momentaneo. Le urla di gioia raggiungono Torino, dove i beniamini sono impegnati ad esultare al cospetto dei campioni d’Italia.
I giocatori
Il più incitato è Kalidou Koulibaly, l’eroe del 22 aprile, allo stesso modo della premiata ditta Insigne–Mertens. Poi, però, quando la Juventus guadagna campo gli animi si agitano e le ire si riversano sul nemico numero 1: il portoghese bianconero con il numero 7. È lui a suonare la carica, è lui a beccarsi gli insulti, è lui a imbeccare la capocciata del pareggio firmato Mandzukic. Intanto c’è qualcuno che ‘ammazza’ l’ansia mangiando fritture all’italiana.
“Perché l’altra volta ci ha portato bene”, dicono speranzosi. Ma la Juventus è indomita e fa doppietta. Nell’intervallo si smorza la tensione con cori, balli e abbracci caldi, e uno sguardo al menù, perché l’orario è propizio, insomma. “Ancelotti deve cambiare qualcosa”, “Bisogna fermare Cristiano Ronaldo: è lui il motore dei bianconeri”. Ma la Juve non si ferma e si riparte da dove si era finito.
L’arbitro Banti e Dybala raccolgono epiteti ‘non graziosi’, Mario Rui va fuori: il Napoli resta in dieci uomini. Verso il 70’ i ritmi tornano alti, quasi come se fossero dettati dallo stato d’animo della platea presente in pizzeria. “È il momento giusto per pareggiare, noi ci crediamo sempre”. Poi quel calcio d’angolo maledetto, la spizzata di CR7 e l’appoggio facile facile di Bonucci. Nel miglior momento azzurro della seconda frazione, proprio quando ‘Napoli nel cuore’ era tornata a sognare. Fino al triplice fischio è un tumulto di preghiere, ma quando cala il sipario l’umore va sotto ai piedi.
“A tratti abbiamo dominato, però dovevamo essere ancora più cattivi”, dicono con gli occhi spenti. E per tornare a sorridere, meglio lanciarsi su un’ottima margherita: in fondo, quella, vince sempre su tutto.