BERLINO (LaPresse/AFP) – La Germania dal 2015 ha aumentato il numero di rimpatri di richiedenti asilo verso i Paesi del Maghreb, cioè Algeria, Marocco e Tunisia. È quanto riferisce un portavoce del ministero dell’Interno di Berlino. “Siamo riusciti a migliorare la cooperazione con questi Paesi. Il che ha portato un aumento dei rimpatri”, ha spiegato.
Rimpatri dalla Germania, il bilancio
I rimpatri dalla Germania all’Algeria sono saliti dai 57 del 2015 ai 504 del 2017 ai 400 registrati alla fine di agosto di quest’anno. Quelli verso il Marocco sono aumentati da 61 nel 2015 ai 634 del 2017 ai 476 dei primi otto mesi del 2018. Mentre quelli verso la Tunisia sono saliti dai 17 del 2015 a 251 l’anno scorso, a 231 nel 2018. Il portavoce ha confermato i dati dopo che erano stati pubblicati dalla Bild. Secondo il giornale, che cita fonti anonime della sicurezza, l’aumento dei rimpatri verso il Maghreb deriva da “progressi significativi nell’identificazione di persone potenzialmente obbligate a lasciare il Paese”. Soprattutto grazie allo scambio di dati biometrici.
Il progetto di legge per il rinvio dei richiedenti asilo
Il 18 luglio il governo tedesco aveva approvato un progetto di legge per accelerare i rinvii di richiedenti asilo originari di Algeria, Marocco e Tunisia, definendoli “Paesi sicuri”. La questione è sensibile dopo le aggressioni avvenute su delle donne la notte di Capodanno del 2015 a Colonia, attribuite dalla polizia a uomini originari del Nord Africa. E soprattutto dopo l’attentato del 19 dicembre 2016 contro il mercatino di Natale di Berlino, compiuto dal tunisino Anis Amri, in cui morirono 12 persone.
La richiesta di asilo di Amri era stata respinta, ma l’uomo non era mai stato espulso dalla Germania per via di problemi amministrativi con la Tunisia. Le associazioni per la difesa dei diritti umani si oppongono all’iscrizione dei Paesi del Maghreb sulla lista dei Paesi sicuri, in particolare per le discriminazioni che prendono di mira gli omosessuali, per le sfide alla libertà di stampa e per i casi di tortura che vi vengono registrati.