OMA – Il presidente dell’Inps Tito Boeri, in audizione alla Camera, fa a pezzi la misura della “quota 100” per le pensioni, programmata dal Governo. E il vicepremier Matteo Salvini lo invita a dimettersi e a candidarsi. Secondo Boeri “uscite con un minimo di 38 anni di contributi e 62 di età portano ad un incremento di 100 miliardi del debito pensionistico”. Un carico che è “destinato a gravare sulle generazioni future”.
Il ministro: chieda il voto per mandare la gente in pensione a 80 anni
La replica di Salvini è arrivata subito: “Da italiano invito il dottor Boeri, che anche oggi difende la sua amata legge Fornero, a dimettersi dalla presidenza dell’Inps”.
Il dirigente dovrebbe quindi “presentarsi alle prossime elezioni chiedendo il voto per mandare la gente in pensione a 80 anni”.
Per il ministro “più alcuni professoroni mi chiedono di non toccare la legge Fornero, più mi convinco che il diritto alla pensione per centinaia di migliaia di italiani (che significa diritto al lavoro per centinaia di migliaia di giovani) sia uno dei meriti più grandi di questo governo”.
I tagli alle pensioni d’oro annullati dalla “quota 100”
Il presidente Inps ha osservato che la quota 100 “comporta costi da 60 a 70 volte superiori all’importo dei risparmi ottenuti con l’intervento sulle pensioni d’oro”.
E non comporterebbe “una riduzione dei privilegi concessi dal nostro sistema pensionistico rispetto ai contributi versati”. Semplicemente, ci sarebbe “uno spostamento del privilegio esistente da una categoria di pensionati ad un’altra”.
Allarme sui 400mila pensionamenti
Boeri lancia un allarme sulla “scelta di incoraggiare più di 400mila pensionamenti proprio mentre si avviano al pensionamento le generazioni dei baby boomers”. Per tale ragione, osserva il dirigente, “il numero di contribuenti tende ad assottigliarsi”.
Questa operazione “fa aumentare la spesa pensionistica mentre riduce in modo consistente i contributi previdenziali”. E questo avverrebbe “anche nel caso in cui ci fosse davvero, come auspicato dal governo, una sostituzione uno a uno tra chi esce e chi entra nel mercato del lavoro”.