ROMA – Il gasdotto Tap si farà. Il governo ci aveva provato: voleva fermare la realizzazione dell’opera. Ma il blocco comporterebbe un dispendio di denaro insostenibile per l’Italia. Con buona pace dei sindaci della Puglia, l’esecutivo è stato costretto a gettare la spugna. Non può fare di più il Movimento 5 Stelle che esce ‘sconfitto’ da una delle storiche battaglie portate avanti da tempo. Il ‘no Tap’ è stato professato fino alla fine dal vicepremier Luigi Di Maio, mentre i pentastellati continuavano a ribadire che la realizzazione del gasdotto poteva essere fermata in due settimane. Non è stato così.
Conte: “Una strada senza via d’uscita”
“Gli accordi chiusi in passato ci conducono ad una strada senza via d’uscita”, ha spiegato il premier Giuseppe Conte. L’operazione Tap, che prevede un’infrastruttura che collegherà Azerbaijan e Italia, è stata infatti voluta dai governi precedenti. “Abbiamo fatto tutto quello che potevamo”, ha proseguito il capo del governo “ma fermare l’opera comporterebbe costi insostenibili”. Si parla di decine di miliardi di euro, cifre che in questo momento il paese non può permettersi. Nessuno spazio di manovra, con il gasdotto che approderà a Melendugno, in provincia di Lecce. Unica consolazione, anche se ha più l’aspetto di un alleggerimento della pillola, è la massima attenzione alle zone coinvolte da parte del governo. Vedremo.
Domani la protesta del Movimento ‘No Tap’
Dovrà mettersi l’animo in pace il Movimento ‘No Tap’ che negli ultimi giorni ha fortemente criticato l’operato del governo. Ma già domani gli attivisti dovrebbero ritrovarsi nel punto dove dovrebbero a breve ricominciare i lavori per il microtunnel. Vogliono manifestare tutto il loro dissenso, mentre l’altra sponda del governo, quella di Matteo Salvini (il leader del carroccio nei mesi scorsi aveva incontrato l’ambasciatore di Tap, Tony Blair) si auspica l’apertura del cantiere nel mar Adriatico in tempi brevi.