Roma (LaPresse) – Un terremoto di magnitudo 3.2 è stato registrato tra la costa siciliana nord-orientale (Messina) e Lipari intorno all’una della scorsa notte. La scossa è avvenuta a circa 13 km di profondità. E’ quanto riporta l’Ingv, Centro nazionale terremoti.
Cinque giorni fa terremoto 6.8 in Grecia: paura anche nel sud Italia per l’allerta tsunami
Scossa di terremoto di magnitudo 6.8 questa notte sulla costa occidentale del Peloponneso, in Grecia. Il sisma, con epicentro a Zacinto, è stato registrato alle 0.54 con una profondità di 10 chilometri ed è stato avvertito anche in Basilicata, Puglia, Calabria e Sicilia. L’Ingv in un tweet dopo l’evento aveva diramato un’allerta tsunami nel Mar Jonio e nel basso Adriatico, consigliando di stare lontano dalle coste e dalle spiagge. Allerta pii rientrata nella notte.
In seguito al terremoto in Centro Italia del 2016 persi oltre 500 milioni in due anni
Il terremoto è costato agli agricoltori e agli allevatori delle zone colpite oltre 500 milioni di euro in due anni. Solo a causa del crollo delle produzioni e delle vendite. Senza contare i danni strutturali a stalle, case e fabbricati rurali. E’ quanto emerge dal bilancio della Coldiretti. Diffusa in occasione della visita del ministro delle Politiche agricole Gian Marco Centinaio nelle zone terremotate delle Marche. A due anni dai terremoti del 24 agosto e del 26 e 30 Ottobre 2016 che hanno devastato le regioni dell’Italia centrale.
Confrontando i dati del pil agricolo pre-sisma nel 2015 con quelli dei due anni successivi nelle campagne marchigiane sono andati persi 140 milioni di euro, mentre in Umbria si è registrato un disavanzo secco di quasi 260 milioni di euro di valore delle produzioni e nel Lazio sono stati “bruciati” 175 milioni di euro. Nel 2017 si è verificata una tiepida ripresa – aggiunge l’associazione degli agricoltori – delle produzioni agricole rispetto all’annata precedente ma la situazione è ancora lontana dal tornare alla normalità se si considera che il pil agricolo è ancora complessivamente inferiore a quello del 2015, con punte del 13% in meno per l’Umbria e del 6% in meno per le Marche.