NAPOLI – La camorra torna a sparare e uccidere per la seconda volta in due giorni. Questa volta i killer sono entrati in azione a Fuorigrotta, in via Leopardi, all’altezza del civico 2. E’ lì che è stato raggiunto da almeno sei proiettili un uomo di 77 anni, Antonio Volpe. I killer hanno agito in sella a una moto o a uno scooter di grossa cilindrata nella zona del cosiddetto ‘serpentone’. Dopo l’agguato ci sono stati attimi di panico, fino all’arrivo dei soccorsi del 118 che hanno potuto solo accertare il decesso.
E’ stato ucciso come un boss Antonio Volpe e la matrice, secondo gli investigatori, è senza dubbio camorristica. Tracciando un profilo del 77enne, attraverso le informative dei carabinieri del nucleo operativo del comando provinciale, si apprende che Volpe veniva considerato un vecchio malavitoso di rango. Non solo. Vantava anche parentele ‘eccellenti’ nel proscenio criminale, perché era il cognato del boss Antonio Bianco, Cerasella all’anagrafe di camorra.
L’agguato è stato registrato attorno alle 19 e 30 e, subito dopo, la strada è stata chiusa dalle forze dell’ordine che hanno iniziato ad effettuare i rilievi. Il nastro bianco e rosso e le luci lampeggianti hanno creato uno scenario che non si vedeva da tempo a Fuorigrotta, una zona in cui, di recente, aveva dato segnali di tensione crescente. In particolare per i sequestri di armi, soprattutto nella zona del rione Lauro, zona del gruppo Iadonisi. Ed quella una delle direzioni verso cui inevitabilmente gli investigatori stanno guardando, ritenendo che dietro l’agguato mortale ai danni di Antonio Volpe, possa esserci proprio la mano degli Iadonisi.
Non è la prima volta che Volpe si trova faccia a faccia con un commando di killer. Era il 7 settembre del 2005 quando fu ferito gravemente. I killer conoscevano le sue abitudini. Sapevano che lui, Antonio Volpe, gestiva una tabaccheria a Fuorigrotta. Entrarono in azione intorno alle 7,30 in via Giuseppe De Lorenzo a poca distanza da via Leopardi. Quando dai vertici del clan partì l’ordine di morte, i sicari non ebbero alcuna difficoltà ad eseguire. Si sistemarono all’esterno della tabaccheria e quando Volpe fece per aprire il negozio, uno dei sicari fece fuoco. L’uomo, allora 62enne, fu colpito al torace e alle gambe, ma riuscì a salvarsi. Chi fece fuoco sparò per uccidere.
La sua morte sarebbe dovuta essere la contropartita all’omicidio di Salvatore Staiano, ammazzato cinque giorni prima a Quarto dopo essere stato attirato in trappola proprio dagli uomini del clan Bianco. Volpe era un soggetto noto alle forze dell’ordine anche per la sua vecchia militanza nei Baratto, i cosiddetti Calascione. Volpe, infatti, aveva sposato una delle sorelle dei fratelli Baratto, gruppo che all’epoca formava un cartello inscindibile da quello dei Bianco. Il sospetto al vaglio degli inquirenti è anche quello di un avvicinamento al gruppo Cesi, in passato tutt’uno con gli Iadonisi e, più di recente, soggetto a una profonda spaccatura che per gli inquirenti avrebbe potuto portare a conseguenze violente in qualunque momento. La conferma della scissione fu data dal pentito Gennaro Carra.