A.Mittal, Patuanelli vede i sindacati: l’azienda attende le mosse del governo

Serve però una exit strategy entro il 3 novembre, data in cui il dl imprese deve essere convertito in legge

Foto Roberto Monaldo / LaPresse in foto Stefano Patuanelli (M5S)

ROMA – Il caso ex Ilva torna al Mise. Dopo che al Senato il dl imprese ha eliminato lo scudo penale per i manager del gruppo franco-indiano legato all’attuazione del piano ambientale, la situazione continua ad essere incandescente. Eil governo accoglie la richiesta dei sindacati.

Patuanelli incontra i sindacati

Il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, ha convocato per domani alle 12.30 i segretari di Fiom, Fim e Uilm per discutere della vertenza. Visto che la soluzione sembra ancora lontana. Nonostante quanto trapelato in giornata, alla riunione non sarà presente il colosso franco-indiano. Anche se non si escludono nei prossimi giorni incontri tra lo stesso Patuanelli e la neo ad la neo ad Lucia Morselli. “Per me, e parlo al nome del M5S, a Taranto si deve produrre l’acciaio. Credo che Arcelor Mittal, se rispetterà il piano ambientale come ha fatto fin ora, non ha nulla da temere”, è la rassicurazione del capo politico del M5S Luigi Di Maio.

La linea del M5S

Peccato che sia stato proprio il Movimento a guidare la crociata contro la tutela legale, con un emendamento ad hoc rivendicato con forza da deputati e senatori pugliesi del Movimento 5 Stelle. “Ció che ad oggi si conosce è l’obiettivo raggiunto: nessun passo indietro per Taranto, i cittadini e i lavoratori del siderurgico – si legge in una nota – E non è finita qui, il lavoro è ancora molto lungo per far sì che si arrivi alla riconversione economica di Taranto e della sua provincia. Con l’immunità penale che ci lasciamo ancora una volta alle spalle. E questa volta auspichiamo definitivamente, i cittadini e anche noi potremo continuare a lavorare con fiducia per valorizzare e far crescere le risorse naturali e storiche già a disposizione a Taranto che devono essere valorizzate dallo Stato Italiano”.

Il nodo Taranto

Serve però una exit strategy entro il 3 novembre, data in cui il dl imprese deve essere convertito in legge. Mittal già in estate aveva paventato l’addio a Taranto senza adeguate tutela legali per i manager, con un possibile effetto letale sui quasi 11mila dipendenti dell’acciaieria. Al momento si lavora sottotraccia e molto abbottonati. Trapela che la norma non potrà tornare così come è stata soppressa, ma si potrebbe tentare la strada di un provvedimento ad hoc da inserire in manovra. Magari uno scudo ‘light’ con un’efficacia limitata nel tempo, aprendo la strada ad un maxi tavolo regionale con Ministeri e territorio.

Le richieste del Pd

Di certo serve una quadra nella maggioranza, con il Pd che chiede di rispettare i patti e la permanenza dell’industria dell’acciaio in Italia e Mario Turco, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con la delega alla Programmazione economica di fede M5S, che chiosa: “Taranto può e deve pensare al suo futuro senza vederlo legato allo stabilimento dll’Ex Ilva”.

(LaPresse/di Alessandro Banfo)

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