MILANO – Salgono a marzo i tassi sui mutui: sono all’1,60%, in aumento rispetto all’1,49% di febbraio. Crescono anche i prestiti a imprese e famiglie: + 2,6% rispetto a un anno fa. E i depositi sono aumentati di circa 88 miliardi, +5,0%. Sono questi i dati sotto la lente dell’Abi, nel rapporto di aprile e si tratta di basate sui dati pubblicati dalla Banca d’Italia.
A marzo 2022 i tassi di interesse sulle operazioni di finanziamento si mantengono su livelli particolarmente bassi. Il tasso medio sul totale dei prestiti è pari al 2,14% (stesso valore nel mese precedente e 6,18% prima della crisi, a fine 2007); il tasso medio sulle nuove operazioni di finanziamento alle imprese è l’1,19% (1,09% il mese precedente; 5,48% a fine 2007).
A febbraio per i prestiti alle imprese si registra un aumento dell’1,2% su base annua. L’aumento e’ del 3,8% per i prestiti alle famiglie
E sempre in tema di mutui in queste ore interviene il coordinatore nazionale di Forza Italia Antonio Tajani. “È verissimo”, dice, che la Commissione europea sta preparando una stretta sull’erogazione dei mutui. È stata già presentata “una proposta di regolamento al Parlamento europeo per recepire gli standard di Basilea 4 per quanto riguarda i requisiti prudenziali ai quali devono attenersi gli istituti di credito e le imprese di investimento. La proposta modifica in maniera peggiorativa l’attuale regolamento 575/2013. I trattamenti dei mutui per le seconde case prevedono restrizioni severe”. “Oggi non esiste una differenza fra la prima e la seconda casa. Tutto costerà di più. Dobbiamo assolutamente scongiurare quest’altro colpo all’edilizia ed al mercato immobiliare”, aggiunge Tajani.
Fra i dati diffusi dall’Abi c’è poi quello sulle sofferenze nette (cioè al netto delle svalutazioni e accantonamenti già effettuati dalle banche con proprie risorse). A febbraio 2022 sono 18,1 miliardi di euro, invariate rispetto al mese precedente e inferiori rispetto ai 20,1 miliardi di febbraio 2021(-2,0 miliardi pari a -9,9%) e ai 26,4 miliardi di febbraio 2020(-8,3 miliardi pari a -31,4%). Rispetto al livello massimo delle sofferenze nette, raggiunto a novembre 2015 (88,8 miliardi), la riduzione è di 70,7 miliardi (pari a -79,6%). In Italia, sempre a marzo, la dinamica della raccolta complessiva (depositi da clientela residente e obbligazioni) risulta in crescita del +3,8% su base annua.
Intanto però Fabi, il sindacato dei bancari, sempre in tema di prestiti e mutui, sottolinea come le famiglie faticano a pagare le rate. L’analisi mette in luce come la crisi generata dalla pandemia abbia lasciato tracce: “dopo sei anni aumenta il numero di rate che non si riesce a pagare”. “Negli ultimi 12 mesi, infatti – rimarca Fabi – è cresciuto di quasi 1 miliardo di euro l’ammontare delle rate non pagate relative ai mutui e ai prestiti concessi dalle banche”. E per il sindacato “probabilmente sono i primi segnali negativi, i primi effetti della crisi economica generata dalla pandemia, solo in parte tamponata con le moratorie dello Stato ed emergono i primi segnali di incertezza delle fasce più deboli della nostra società”.
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