Aeroporto di Grazzanise, lo “scippo” bipartisan

Ma l’ex comandante De Micco rilancia: “Scalo indispensabile, c’è un progetto”

Vincenzo De Luca ospite a "Porta a Porta" Foto Roberto Monaldo / LaPresse 29-09-2020 Roma Politica Trasmissione tv "Porta a Porta" Nella foto: Vincenzo De Luca Photo Roberto Monaldo / LaPresse 29-09-2020 Rome (Italy) Politics Tv program "Porta a Porta" In the pic: Vincenzo De Luca
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NAPOLI (Gianmaria Roberti) – Governi di centrosinistra, di centrodestra, esecutivi “tecnici”. Tutti hanno tradito Grazzanise, passata da scalo strategico a periferia del sistema aeroportuale civile. Tutto negli ultimi dieci anni. Eppure, c’è chi rilancia i sogni di gloria. Non uno qualsiasi: Roberto De Micco, generale dell’Aeronautica in congedo, ex comandante degli aeroporti di Capodichino e Grazzanise. “Abbiamo un progetto già in corso, un programma pubblico-privata che – spiega – vedrebbe sull’aeroporto internazionale una struttura, nei comuni di Cancello Arnone e Grazzanise, esterna all’attuale scalo militare, solo per i cargo”. L’idea avrebbe “costi ridottissimi, se la regione ci desse una mano, avremmo un centro cargo a livello di Malpensa, in un’area dove c’è la più alta concentrazione di interporti e insediamenti industriali in Campania: sarebbe una manna per la regione.”. Un solo scalo, due piste, collegate da un cancello. “Un aeroporto internazionale, che ci meritiamo – sottolinea De Micco -, minimo deve avere due piste”. Però l’ex ufficiale ammonisce: “Se dovessimo fare un piano aeroportuale, dovremmo farlo adesso, guardando da qui a 10-20 anni. Perché per costruire l’aeroporto a Grazzanise ci vogliono 10 anni. Sarebbe un investimento totale, ed è indispensabile.”. Le ragioni sono semplici. “Capodichino è saturo, con 11 milioni di passeggeri – afferma De Micco – non ha più possibilità di espandersi fisicamente, per problemi di parcheggio. Grazzanise era nella lista degli aeroporti strategici nazionali. Poi Pontecagnano è partita e Grazzanise si è fermata. Se fossimo partiti prima sarebbe stato meglio, e oggi avremmo avuto un aeroporto capace fino a 30 milioni di passeggeri”. Il generale, però, non vede dualismi tra le province di Salerno e di Caserta. “Pontecagnano servie perché – dice – Napoli non può crescere, e rischiamo di alimentare aeroporti vicini come Fiumicino o Bari. Purtroppo però Pontecagnano non potrà supportare Capodichino per molto tempo, perché ha un livello di saturazione molto basso”. In pratica, “tra dieci anni neanche lo scalo salernitano potrà aiutare più Napoli che, peraltro, per quanto si sia nella norma, vede una ricaduta in termini di caos, di sorvoli a bassa quota che sono pericolosi. Ci vorrebbe una valutazione politica: vogliamo tenere questa spada di Damocle per dieci anni?”. Invece la valutazione politica è stata diversa. Nel 2012 il primo dietrofront, con il governo di Mario Monti: il Piano per lo sviluppo aeroportuale eliminava Grazzanise dagli hub dell’aviazione civile. Una atto di indirizzo approvato dalla conferenza Stato-Regioni. All’epoca, a Palazzo Santa Lucia, governava il centrodestra di Stefano Caldoro. Ma anche lo sfidante, Vincenzo De Luca, bocciava Grazzanise, nella campagna elettorale del 2010. “Un aeroporto internazionale così vicino a Roma – sosteneva il futuro inquilino della Regione all’Unione Industriali di Napoli – è praticamente inutile e rischia di diventare uno sperpero. Le difficoltà che incontra oggi Malpensa, devono far riflettere. Con l’alta velocità le esigenze cambiano. Il collegamento diretto tra Fiumicino e la direttrice ferroviaria Roma-Napoli, in via di realizzazione, consentirà di raggiungere il capoluogo regionale in un’ora”. Un affondo da cui si dissociava Giuseppe Stellato, candidato del centrosinistra alla provincia di Caserta. Tutto inutile: “lo scippo” di Grazzanise sarebbe diventato realtà, per volere di ogni futuro governo, a partire da quelli di Enrico Letta e Matteo Renzi.

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