S. CIPRIANO D’AVERSA – Il maxi-processo sull’affare carburanti, nato dall’inchiesta della Dda di Napoli che aveva acceso i riflettori
su San Cipriano d’Aversa e sul ruolo di imprenditori considerati vicini al clan dei Casalesi, si è chiuso con una pioggia di condanne ma anche con un verdetto che ridimensiona sensibilmente l’impianto accusatorio. A Lagonegro, il Tribunale presieduto da Nicola Marrone ha inflitto 36 condanne e di sposto confische milionarie, ma ha escluso l’aggravante mafiosa. L’indagine, avviata nel 2021, ricostruì un sistema di frodi fiscali nel settore dei carburanti: attraverso società di comodo e prestanome, veniva immesso – sostiene l’accusa – sul mercato gasolio a prezzi stracciati grazie all’evasione dell’Iva e delle accise. Un giro d’affari che, secondo l’accusa, avrebbe rifornito le casse del clan dei Casalesi.
La Dda aveva chiesto 52 condanne, molte aggravate dal vincolo mafioso. Il collegio giudicante ha però operato una netta distinzione: condanne severe per i promotori dell’affare, pene più contenute per i soggetti ritenuti comprimari, assoluzioni e prescrizioni per altri capi d’imputazione. Il nome di spicco è quello di Massimo Petrullo, imprenditore, condannato a 9 anni di reclusione e 30mila euro di multa. Per lui – come per altri – l’aggravante mafiosa è stata esclusa, ma resta l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e la confisca dei beni aziendali.
Pesantissima anche la condanna per la famiglia Diana: il padre Raffaele, alias ‘Mazzuocco’, e il figlio Giuseppe sono stati condannati rispettivamente a 10 anni e 9 anni di reclusione, mentre Vincenzo Diana (altro figlio di Raffaele) dovrà scontarne 5. Anche in questi casi è
stata esclusa l’aggravante mafiosa, ma i giudici hanno disposto l’interdizione perpetua dai pubblici uffici.
Ad Antonio Latronico, altro imputato di vertice, sono stati inflitti 7 anni di carcere, con la stessa esclusione del vincolo camorristico. La sentenza ha inoltre disposto la confisca delle società ‘Carburanti Petrullo S.r.l.’ e ‘Dipieme Petroli S.r.l.’, per un valore di oltre 14 milioni di euro, insieme ai depositi e agli impianti già sottoposti a sequestro nel 2021. Nella rete sono finiti anche numerosi imputati della provincia di Caserta. Per loro il verdetto parla chiaro: pene tutte confermate, ma senza il vincolo camorristico. A cominciare da Salvatore Di Puorto, 39 anni di San Cipriano d’Aversa, condannato a 2 anni di reclusione, passando per Luigi Papale, 69 anni di Santa Maria Capua Vetere, due anni e diecimila euro di multa, e Antonio Gallo, 47 anni di San Marco Evangelista, un anno e tre mesi (per tutti e tre pena sospesa).
Stessa sorte per Antimo Menale, 86 anni di Trentola Ducenta, e per i fratelli di Pastorano, Francesco e Giovanni Friozzi, rispettivamente 71 e 43 anni, tutti condannati a due anni con pena sospesa. Il processo, nato con la contestazione dell’aggravante mafiosa e con la prospettiva di oltre 50 condanne aggravate dal vincolo mafioso, si chiude con un quadro diverso: la mafia resta sullo sfondo, ma non come vincolo penalmente accertato. I giudici hanno invece fotografato un sistema illecito e ramificato di frodi nel commercio dei carburanti, colpendo dura
mente i promotori e punendo con pene più leggere i ruoli minori. Gli imputati sono da ritenere tutti innocenti fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile. A loro vengono contestati a vario titolo i reati di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di frodi in materia di accise ed Iva sugli oli minerali, intestazione fittizia di beni e società, riciclaggio, auto-riciclaggio e impiego di denaro di provenienza illecita, falso, truffa, uso di false fatture per evadere l’Iva.
Nel collegio difensivo gli avvocati Giuseppe Stellato, Carlo De Stavola, Guglielmo Ventrone, Ferdinando Letizia, Domenica Marino, Bianca De Concilio, Francesco Di Paola, Umberto Pappadia, Luigi Cafaro, Sebastiano Tanzola, Renato Jappelli, Alfredo Sorge, Emanuele Diana, Michele
Sarno, Claudio Mazza, Giuseppe Bello, Mario Valiante, Leopoldo Catena, Bruno Romano, Claudio Parisi, Vincenzo Moriello, Pasquale Friozzi, Maurizio Abbate e Maria Piccirillo.