TORINO – Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, difende le proprie posizioni sull’Afghanistan. Dopo l’ondata di critiche ricevuta per il ‘caotico’ ritiro delle forze armate statunitensi, corroborate dalle scene di panico all’aeroporto di Kabul che hanno fatto il giro del mondo, il democratico non arretra.
In un’intervista concessa a George Stephanopoulos di Abc News insiste sul fatto che il ritiro sia stato “una scelta semplice” e non sarebbe potuto essere effettuato in un modo più efficace. È da escludere che ci fosse la possibilità di lasciare il Paese “senza che derivasse il caos”.
Nel primo colloquio davanti alle telecamere dalla presa di Kabul da parte dei talebani domenica, Biden afferma che le truppe Usa potrebbero rimanere in Afghanistan oltre il 31 agosto, data scelta per completare l’operazione di ritiro. “Se rimangono cittadini americani, rimarremo fino a quando non li tireremo fuori tutti”, dice senza mezza termini.
Sono circa 10-15mila i cittadini statunitensi ancora nel Paese e Washington si è impegnata a evacuare tutti, insieme a 50-65mila afghani. L’aeroporto di Kabul, unica via di uscita sicura, è presidiato da circa 4.500 soldati ma i talebani hanno costellato di checkpoint le strade che portano allo scalo. Stando a quanto riferito dal generale Hank Taylor, vice direttore per le operazioni regionali dello Stato maggiore, dall’inizio delle operazioni il 14 agosto, sono state evacuate 7mila persone.
Per quanto riguarda gli ‘studenti barbuti’, l’inquilino della Casa Bianca afferma di “non essere sicuro” che vogliano “essere riconosciuti dalla comunità internazionale come governo legittimo” e rivela come secondo lui non siano cambiati ma siano “in crisi esistenziale”.
Secondo il presidente Usa, inoltre, “non è razionale” tentare di proteggere i diritti di donne e bambine nel mondo usando la forza militare. Occorre invece farlo con “pressione diplomatica e internazionale” su chi viola i diritti umani, perché cambino comportamenti.
In ogni caso, è tempo di rivolgere lo sguardo altrove. “Dovremmo concentrarci sui luoghi dove la minaccia è maggiore”, aggiunge spiegando che quella posta da al-Qaeda e delle organizzazioni affiliate è “maggiore in altre parti del mondo che in Afghanistan”, quindi “non è razionale” ignorare i “problemi che incombono” da parte degli affiliati in Siria o Africa orientale.
Intanto un sondaggio The Associated Press-NORC Center for Public Affairs Research rivela che circa due terzi dei cittadini statunitensi non pensano che la guerra in Afghanistan sia valsa la pena, mentre il 47% approva la gestione degli affari internazionali del presidente Biden e il 52% quella della sicurezza nazionale.
Nella rilevazione, condotta tra il 12 e il 14 agosto, sul fronte terrorismo circa la metà dei cittadini si definisce estremamente o molto preoccupata per la minaccia agli Usa dei gruppi estremisti basati fuori dal Paese, mentre un terzo è moderatamente preoccupato e uno su 10 non lo è. Due terzi si dicono estremamente o molto preoccupati, invece, della minaccia dei gruppi estremisti interni agli Usa, un quarto è in qualche modo preoccupato, uno su 10 non lo è.(LaPresse)