KABUL – Sembra inarrestabile l’avanzata verso Kabul dei talebani, che hanno preso il controllo di Lashkar Gah e altri tre capoluoghi provinciali dopo che giovedì hanno conquistato Kandahar e Herat, seconda e terza città dell’Afghanistan. Mancano poche settimane al 31 agosto in cui gli Usa metteranno formalmente fine a due decenni di guerra e presenza nel Paese, che sembra precipitare velocemente nell’instabilità e nella violenza già conosciuta negli anni del potere talebano. Intanto, molti Paesi si affrettano a rimpatriare i propri cittadini e chiudere le ambasciate.
Gli estremisti hanno preso ormai metà dei 34 capoluoghi provinciali e oltre due terzi del territorio nazionale. Il governo di Kabul controlla ancora province nel centro e nell’est, nonché la settentrionale Mazar-i-Sharif. I combattimenti più vicini alla capitale sono ormai nella provincia di Logar, a circa 80 chilometri di distanza. Gli Usa hanno stimato giorni fa che potrebbe bastare un mese ai talebani per attaccare Kabul e che il resto del Paese potrebbe cadere entro pochi mesi.
Le autorità afghane locali hanno confermato che gli estremisti hanno preso Lashkar Gah nell’Helmand dopo settimane di combattimenti, Qalat nella provincia di Zabul, Tirin Kotin in quella di Uruzgan. Nell’ovest, è caduta anche Feroz Koh nella provincia di Ghor. Mentre l’avanzata prosegue, e con essa aumenta la minaccia per le condizioni di vita dei civili e soprattutto delle bambine e donne, gli Usa hanno annunciato che invieranno 3mila soldati a Kabul per facilitare l’uscita dal Paese del personale dall’ambasciata e altri 3.500-4mila in Kuwait e Qatar per velocizzare il processamento dei visti per i traduttori e per i lavoratori afghani legati agli Usa che temono rappresaglie dai talebani.
Regno Unito e Canada hanno inviato anch’essi personale per le evacuazioni, Danimarca e Norvegia chiudono temporaneamente le sedi diplomatiche, la Germania ridurrà lo staff “al minimo assoluto”. La Nato ha tenuto una riunione d’emergenza, dopo la quale il segretario generale Jens Stoltenberg ha fatto sapere che la presenza diplomatica a Kabul dell’Alleanza sarà mantenuta. Ha anche espresso “profonda preoccupazione” per le violenze degli estremisti, mentre “l’obiettivo resta quello di sostenere il più possibile il governo afghano” e “i talebani devono capire che non saranno riconosciuti dalla comunità internazionale, se prenderanno il Paese con la forza”. Il portavoce talebano Zabihullah Mujahid ha annunciato “un’amnistia generale” per chi abbia collaborato “con gli occupanti o sia parte dell’amministrazione di Kabul”, promettendo che i diplomatici e il personale delle sedi estere non correranno rischi.
Centinaia di migliaia di afghani sono fuggiti dalle proprie città, temendo che il ritorno dei talebani farà ripiombare il Paese nel regime brutale e repressivo sperimentato negli anni ’90. Ogni diritto delle donne era stato cancellato ed esecuzioni pubbliche venivano eseguite in pubblico, in una spietata versione della legge islamica. Segnali del ritorno a queste pratiche sono già stati intravisti, come la chiusura di molte scuole per le bambine e la sfilata di due presunti ladri a Herat. L’Onu conta 250mila sfollati da fine maggio, l’80% donne e bambini. Secondo Save the Children almeno 72mila bambini in fuga sopravvivono nelle strade di Kabul, senza ricoveri, cibo e sostegno. Intanto, i colloqui di pace in Qatar tra Kabul e talebani restano in stallo, nonostante gli incontri proseguano.
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