Alfredo Campoli e la rete delle false fatture: soldi e società nel mirino della Procura

Il sistema per evadere il fisco e procurare contanti emerso dall’indagine sul consigliere regionale Giovanni Zannini

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MONDRAGONE – Utilizzare la forza politica di Giovanni Zannini per ottenere appalti pubblici rappresenterebbe, secondo gli investigatori, solo una parte delle presunte condotte illecite intraprese dall’imprenditore Alfredo Campoli.

L’attività investigativa condotta dai carabinieri ha fatto emergere – riferisce la Procura di Santa Maria Capua Vetere – anche molto altro. E in questo ‘altro’ spunterebbe un fitto giro di false fatture: un sistema che, secondo gli inquirenti, avrebbe garantito a Campoli – da alcuni anni attivo nel settore dei rifiuti – un’ingente disponibilità di denaro contante.

Se questo meccanismo ben rodato produceva ‘cash su cash’, come ricostruito dai militari, ciò sarebbe stato possibile grazie a una rete di imprese ritenute vicine all’imprenditore. Quali? La Fc Multiservice, la Stabile Luciano e la Dbc.
I carabinieri ritengono che queste ditte siano collegate tra loro – così come alla società Gruppo Campoli (riconducibile allo stesso Alfredo) – da un unico filo conduttore: la commissione di frodi fiscali e riciclaggio di denaro.

Parte del contante generato dalle false fatture, secondo quanto emerso, sarebbe poi stato prelevato direttamente da Campoli. Il denaro veniva custodito nelle abitazioni di Antonio Scuotto o Giovanni Pesce, dove l’imprenditore di Mondragone si sarebbe recato per recuperarlo.
Questi elementi emergono dalle attività di intercettazione svolte dai carabinieri del Nucleo investigativo di Aversa.

Il 28 febbraio dello scorso anno, i militari hanno registrato una conversazione tra Campoli e Giovanni Pesce, dipendente della Fc Multiservice e cognato di Ciro Ferlotti, formalmente amministratore della stessa società. Campoli – ricostruiscono i carabinieri – si era recato a casa di Pesce e, dall’ascolto della conversazione, emerge che il mondragonese avrebbe ricevuto 30mila euro in contanti, somma che però non lo aveva soddisfatto, perché si aspettava di più.

Pesce, in quella circostanza, spiega che erano “in due a lavorare”, ma che entro 25 giorni sarebbe stata “pronta pure la terza, così a tre siamo più veloci” (e il denaro sarebbe aumentato).

Secondo gli investigatori, Pesce si riferiva alle società impiegate per l’emissione delle fatture false e dei Fir tarocchi (formulari per il trattamento dei rifiuti): in quel frangente erano due, ma con l’aggiunta di una terza azienda, il processo si sarebbe velocizzato.

A conferma di questa ipotesi, i carabinieri hanno accertato che poco dopo il contatto tra Campoli e Pesce fu effettivamente attivata una nuova società, la ‘Stabile Lusciano’, per essere poi inserita nel sistema di fatturazioni fittizie.
Ulteriori riscontri a sostegno della tesi investigativa sono emersi durante le precedenti perquisizioni: presso l’abitazione di Antonio Scuotto i militari hanno rinvenuto 175mila euro in contanti, numerose carte bancomat e libri mastri.
Un’altra società emersa nell’inchiesta dei carabinieri sul mondo Campoli è la ‘Multipower’, con sede a Napoli, anche questa ritenuta coinvolta nell’emissione di fatture per operazioni inesistenti.

In relazione al presunto intreccio di società e fatture false di cui abbiamo parlato, la Procura di Santa Maria Capua Vetere – guidata da Pierpaolo Bruni – con Campoli ha iscritto nel registro degli indagat altre otto persone. Chi sono? Ciro Ferlotti, 41 anni, e Giuseppe Ruggiero, 37 anni, entrambi di Napoli; Giovanni Pesce, 35 anni, e Antonio Scuotto, 35 anni, di Trentola Ducenta: secondo i pubblici ministeri Gerardina Cozzolino e Giacomo Urbano, al fine di consentire a Campoli l’evasione dell’Iva, questi soggetti avrebbero emesso – attraverso la Fc Multiservice (con sede a Casavatore) e la Dbc (con sede ad Arzano) – fatture false per un importo complessivo superiore ai 5 milioni di euro tra il 2022 e il 2023.

Nell’elenco degli indagati, completando l’elenco, figurano anche Pasquale Bellante, rappresentante della Multipower, e Luciano Stabile, titolare dell’omonima impresa. I due, però, avrebbero emesso fatture false non a favore di Campoli, bensì della Dbc.

Questo spaccato (fatto di ditte e operazioni contabili illegali per procurare contanti ed evadere le tasse) è emerso nell’ambito dell’inchiesta che ruota attorno al consigliere regionale Giovanni Zannini, indagato per corruzione e frode. Mentre gli inquirenti tenevano accesi i fari sul politico mondragonese, sarebbero emerse – sostiene la Procura – anche le condotte illecite di Campoli, suo amico, compare di nozze e marito di Rosaria Tramonti (estranea all’inchiesta), attuale assessora della giunta guidata dal sindaco Francesco Lavanga (anche lui estraneo all’indagine). Campoli – al netto della vicenda fatture false – avrebbe sfruttato, secondo l’accusa, la forza politica di Zannini per ottenere un appalto a Teano, ricambiando l’intercessione con la consegna di alcuni motorini ai suoi figli.

L’indagine è ancora in corso, e il suo prosieguo potrebbe anche far emergere l’estraneità delle persone coinvolte rispetto ai fatti oggi contestati. Tutti, infatti, sono da considerare innocenti fino a un’eventuale sentenza di condanna definitiva. Tra gli effetti dell’inchiesta, al momento, si registrano solo le perquisizioni avvenute lo scorso ottobre (e in parte anche nei mesi successivi) e il sequestro del mega caseificio della società Spinosa, struttura realizzata con fondi Invitalia.

Zannini – secondo la ricostruzione dei carabinieri – si sarebbe attivato, in modo ritenuto illecito, per evitare che gli imprenditori Paolo e Luigi Griffo, titolari della Spinosa, perdessero quei finanziamenti, ricevendo in cambio una mini vacanza su uno yacht a Capri (a cui partecipò pure Campoli e consorte). Zannini pagherà quella gita in barca diverse settimane dopo – a vacanza già avvenuta – ma, secondo i militari, lo farà perché aveva appreso di essere finito sotto i fari della Procura.

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