MILANO – Scatta il conto alla rovescia per la presentazione del piano industriale di Alitalia, con un occhio rivolto alla crisi di governo. Se non ci saranno rinvii la data fissata è quella del 15 settembre quando sul tavolo dei commissari Stefano Paleari, Daniele Discepolo ed Enrico Laghi, dovrà finire l’offerta vincolante per varare il salvataggio della compagnia di bandiera.
Domani il vertice tra commissati e sindacati
Il primo appuntamento dopo la pausa estiva è fissato per domani quando a Fiumicino i commissari incontreranno i rappresentanti sindacali, preoccupati sia per possibili esuberi legati al piano che per le prospettive industriali giudicate ancora troppo incerte. Ma anche i tempi non lasciano tranquille le sigle sindacali di categoria che guardano con apprensione agli sviluppi della crisi di governo che potrebbero comportare nuovi slittamenti. Una prospettiva giudicata pericolosa anche alla luce della difficile situazione di bilancio dell’azienda. Una situazione che i commissari proveranno a sdrammatizzare assicurando che i tempi dovranno essere comunque brevi ma non c’è una vera emergenza di cassa. Con la liquidità sufficiente per arrivare almeno al prossimo anno.
Il dossier Alitalia
In settimana dovrebbe poi svolgersi anche un incontro con i vertici di Delta Airlines, la compagnia Usa che fa parte della cordata che si sta formando. E composta anche da Ferrovie dello Stato, e dai soci industriali di Atlantia oltre che dal Tesoro italiano. Proprio il ruolo di Delta potrebbe assumere una rilevanza cruciale nella trattativa. I sindacati temono una posizione definita “ancillare” nei confronti della compagnia Usa e proprio il nodo della composizione delle rotte verso Stati Uniti e Nord America sarà centrale per capire il profilo e il perimetro entro cui si muoverà la nuova Alitalia.
Le quote di partecipazione
Da qui alla data della presentazione delle offerte vincolanti potrebbe inoltre cambiare anche il peso dei singoli partecipanti alla cordata. Il progetto di newco che si andava delineando dopo l’ingresso di Atlantia, lo scorso 15 luglio, sembrava assegnare alla holding dei Benetton circa il 30%, a Fs intorno al 37% e a Delta tra il 10 e il 20%. Al Tesoro sarebbe andato il 15%, in modo da tenere la quota dello Stato oltre il 50%.
Occhio alla crisi di governo
Si trattava tuttavia solo di ipotesi, in quanto i partecipanti avevano messo in chiaro che le quote della newco sarebbero arrivate soltanto a settembre. A pesare sull’intero dossier anche i nuovi possibili equilibri politici. Un cambio di governo potrebbe infatti rimettere in discussione l’operazione, o quanto meno farle assumere connotati diversi. Anche alla luce delle pesanti critiche rivolte dal Pd al piano di salvataggio messo in piedi dal governo uscente.
(LaPresse/di Paolo Tavella)