Alitalia, Lufthansa resta in pista: “Ma servono 3.000 esuberi”

MILANO – Lufthansa scopre le carte. E svela che la sua offerta per Alitalia prevede “circa 3.000” esuberi. A dirlo è Harry Hohmeister, un membro del cda della compagnia tedesca che è in lizza per rilevare la ex compagnia di bandiera italiana. Parlando con il quotidiano tedesco Handelsblatt, il manager avverte che “se tutto questo tira e molla durerà ancora a lungo, dell’orgogliosa Alitalia presto non rimarrà nulla”. Hohmeister fa riferimento all’ennesimo rinvio, probabilmente a marzo, della soluzione per l’ex vettore di bandiera.

Nonostante tutto, però, l’amministratore conferma che Lufthansa resta in corsa come possibile partner di Fs contro il blocco Delta-Easyjet. Dopo che Air France si è sfilata per le crescenti tensioni politiche tra Francia e Italia. “La decisione è ancora aperta. E lo abbiamo sempre detto. Il mercato italiano è molto forte e importante per noi”, spiega Hohmeister, che precisa che il piano di Lufthansa è quello di rafforzarsi comunque nel Belpaese. A prescindere dalla conquista o meno del timone di Alitalia, magari attraverso la propria controllata Air Dolomiti.

Alitalia è già stata ristrutturata due volte ed è passata da 20 mila dipendenti a poco più di 11.500 addetti. Tuttavia i tedeschi ritengono che siano necessari ulteriori sforzi. Hohmeister ricorda la “concorrenza crescente” del settore aereo. È per questo, sottolinea il manager teutonico, che è necessaria “un’azienda ristrutturata in grado di avere successo nel lungo termine” anche per “i dipendenti” che “devono guardare al futuro”.

Secondo le più recenti indiscrezioni, anche la cordata concorrente riterrebbe necessari 2-3 mila esuberi. Il ‘Corsera’ svela che la nuova Alitalia vista da Delta-Easyjet punterebbe con i partner americani su Roma per il lungo raggio e su Malpensa. Dove i britannici hanno la loro prima base continentale, per la connettività del Nord Italia, mantenendo Linate per i voli business.

Giovedì, intanto, il ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, incontrerà in Via Molise i sindacati per fare un punto sul dossier. L’impressione è che ci saranno rassicurazioni, nuovi dati sulla gestione dell’amministrazione straordinaria (con la cassa sotto i 500 milioni), ma non molto altro. La palla è in mano a Fs, che ha fatto pervenire la sua offerta il 12 ottobre, ma ha già formalizzato la richiesta di proroga per la presentazione del piano industriale rispetto al termine del 31 gennaio. Però i tempi per la scelta di un nuovo partner si fanno sempre più stretti. Le ultime indiscrezioni dicono che a Fs andrebbe una quota non superiore al 25%, mentre lo Stato entrerebbe attraverso il Mef e la conversione in equity di parte del prestito ponte da quasi 1 miliardo interessi inclusi.

Lorenzo Allegrini (LaPresse)


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