ROMA – Last call Alitalia. Dopo il tonfo del consorzio e l’arrivo del supercommissario, il governo stringe i tempi sul dossier: “Per salvarla ci restano sei mesi. L’obiettivo è chiudere entro metà anno, con la scadenza del mandato a Leogrande. Altrimenti si chiude”, è l’avvertimento del ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli. Basta proroghe quindi e niente orizzonti allungati al 2021: i 400 milioni erogati rappresentano “l’ultimo intervento dello Stato!”, spiega in un’intervista al Messaggero. Parole che non lasciano spazio a ripensamenti sull’ex compagnia di bandiera, ‘scottata’ dal passo indietro di Atlantia che ha colto di sorpresa lo stesso Mise.
La possibile soluzione
L’orizzonte ora sembra tracciato: Giuseppe Leogrande, l’ex uomo Blue Panorama, taglierà i costi da qui al 30 giugno 2020, per rendere la società appetibile e più snella. Come? Alitalia perde 2 milioni al giorno e una riorganizzazione del capitolo costi va effettuata subito, pur valorizzando il personale, che ‘rende’ molto più in proporzione rispetto agli altri competitor.
Resta da sciogliere il nodo Alitalia
Secondo il numero 1 di Via Molise, non ci sarà uno spezzatino, smentendo così chi vedeva prossima la vendita degli asset di handling e manutenzione. Ma attenzione: Alitalia non sarà regalata. La sfida è tutta tra Air France (ultima interessata) e Lufthansa, vecchia ammiratrice, ma sempre refrattaria al momento del matrimonio economico. Da Francoforte hanno sempre offerto solo una partnership commerciale, che non può essere considerata una opzione percorribile ora. “Fs deve entrare nella cordata”, insiste Patuanelli, che in audizione alla Camera già mercoledì aveva parlato di un coinvolgimento “possibile e necessario” delle Ferrovie.
La linea di Di Maio
“Serve anche una riforma del trasporto aereo. Penso per esempio alle low cost, agli aiuti che ricevono e che in molte situazioni danneggiano proprio Alitalia. Non è più tollerabile”, conclude il ministro. Per Luigi Di Maio “la grande sfida per un’azienda come Alitalia è trovare il partner industriale”. Per Leogrande è già corsa contro il tempo: ora l’ipotesi di lasciare gli aerei a terra è molto più di un incubo industriale.
(LaPresse/di Alessandro Banfo)