ROMA – Un evento straordinario quello che ha messo in ginocchio le Marche. Fenomeni che “diventeranno una regola”, secondo quanto dice a La Presse il geologo Mario Tozzi. Nella regione, impegnata ancora con la conta dei morti e dei dispersi, “è caduta la pioggia di sei mesi”- spiega- in una terra, questa come molte altre totalmente impreparata. “Si continua a costruire, a cementificare con la conseguenza che l’acqua non trova vie di sfogo e i fiumi esondano”.
Questi eventi però, secondo Tozzi, “non possono essere considerati imprevedibili, può non essere prevedibile il dove, ma dobbiamo gli amministratori locali, quando viene diramata una allerta, devono sapere che può accadere di tutto”.
Di diversa opinione è Antonello Pasini, fisico climatologo del Cnr e docente di Fisica del Clima all’Università di ‘Roma Tre’, che dice a LaPresse come eventi “così localizzati sono difficili da prevedere, si può dire quale è il rischio ma non possiamo dire dove e che quantità pioverà”.
In merito al fatto che ieri la protezione civile ha diramato un ‘allerta arancione’ mentre poi la situazione si è rivelata particolarmente estrema con la caduta di 420 millimetri di pioggia in poche ore, un quantitativo che solitamente cade in 4-5 mesi, Pasini spiega che è “probabile che ci sia qualcosa da aggiustare nella catena operativa e utilizzare modelli più evoluti”.
A fargli eco Paola Pino D’Astore, consigliera nazionale della Società italiana di Geologia ambientale, che spiega a LaPresse come “è stato un fenomeno atmosferico particolarmente violento al quale non si poteva essere preparati, un evento del genere non se lo aspettava nessuno”. La pioggia è caduta su un territorio estremamante fragile a causa “della siccità e al caldo eccessivo degli ultimi mesi”.
“È un assaggio del futuro che purtroppo sarà, che non è possibile cambiare. I cambiamenti climatici sono fenomeni irreversibili, noi possiamo solo cercare di rafforzare i modelli di previsione e la pianificazione, cercando di migliorare la gestione del territorio. La politica dovrà avere un ruolo strategico, non da spettatore, investire di più su questo. Anche i cittadini devono fare la loro parte, devono tenersi informati e non possono pensare di vivere su un territorio su cui non accadrà mai nulla: tutti viviamo in questo assaggio di futuro”, avverte D’Astore.
A fargli eco Barbara Lastoria dell’Ispra, l’Istituto Superiore di Protezione e Ricerca Ambientale, che spiega a LaPresse come “bisogna imparare a convivere con questi fenomeni e come “serve adattarsi, assumere comportamenti adeguati nel corso di questi fenomeni: ad esempio evitare di uscire con l’auto o uscire in generale nel momento di simili eventi. C’è poi da puntare sull’attività conoscitiva, prendendo atto di ciò che è avvenuto ed essere più preparati al tipo di evoluzione che questi eventi possono avere in futuro”.
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