CAGLIARI – Nel 1901 lo scrittore belga Maurice Maeterlinck, Premio Nobel per la Letteratura nel 1911, affermava che ‘più di centomila varietà di piante scomparirebbero se le api non le visitassero’. L’importanza che gli insetti giallo-neri rivestono nell’economia ambientale dell’intero pianeta è vitale e impegnati in prima linea per la loro salvaguardia sono gli apicoltori, che purtroppo stanno affrontando un periodo di estrema difficoltà: la siccità e il caldo troppo a lungo hanno tagliato della metà la produzione di miele in Sardegna, con le fioriture estive bruciate dal caldo e le api allo stremo costrette ad allungare i voli per trovare un po’ di nutrimento. È quanto emerge dal primo bilancio di Coldiretti sul miele Made in Italy nel 2022 che parla di un raccolto nazionale praticamente dimezzato (-40%) rispetto al potenziale produttivo e che vede la Sardegna tra le regioni più penalizzate.
Una situazione sulla quale hanno pesato in modo particolare le alte temperature e la mancanza di acqua, con fioriture anticipate che hanno costretto gli apicoltori a partire prima verso le aree montane e a portare razioni di soccorso negli alveari già nei primi giorni di agosto. In alcuni casi si stanno abbeverando artificialmente le api per non farle morire. Nella mappa interna sarda, ad essere maggiormente danneggiato è stato il sud Sardegna, mentre gli altri territori alternativamente hanno respirato: d’estate l’oristanese, che ha registrato buoni raccolti di miele, e in primavera il centro-nord Sardegna, mentre il resto dell’Isola ha sofferto oltremodo il forte e continuo vento. Ma oltre alla spallata del clima, i ‘pastori delle api’ devono fare fronte anche all’esplosione dei costi per le tensioni internazionali generate dalla guerra in Ucraina: dai vasetti di vetro alle etichette, dai cartoni al gasolio. In Sardegna sono presenti 2.273 apicoltori (906 professionisti e 1.367 hobbisti), che curano 74.597 alveari (62.684 i professionisti e 11.913 hobbisti). Quelli certificati bio sono 251, con 11.209 alveari. In crescita la presenza di giovani, con le aziende apicole condotte da under 35 che sono aumentate del 17% negli ultimi cinque anni.
Un patrimonio che negli ultimi anni è stato messo a rischio anche dalle importazioni dall’estero, cresciute di quasi il 18% nei primi cinque mesi del 2022 e che l’anno scorso hanno raggiunto i 24 milioni di chili, di cui più della metà (14 milioni di chili) da Ungheria, Romania e Ucraina. “Per evitare di portare in tavola prodotti provenienti dall’estero, spesso di bassa qualità – consiglia la Coldiretti Sardegna – occorre verificare con attenzione l’origine in etichetta oppure rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica. Il miele prodotto sul territorio nazionale, dove non sono ammesse coltivazioni Ogm a differenza di quanto avviene ad esempio in Cina, è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria fortemente sostenuta dalla Coldiretti”. Un incentivo, dunque, a consumare prodotti locali, con la speranza che aiutare gli apicoltori sardi contribuisca a favorire la sopravvivenza delle api e, di fatto, anche la sopravvivenza del pianeta.
(Gianmarco Murroni/LaPresse)