ROMA – “La comunità internazionale si è resa conto che è necessario accelerare, studi importanti hanno portato agli accordi di Parigi che prevedono la riduzione delle emissioni del 55% entro il 2030. Sono obiettivi molto alti, una sfida senza precedenti”. Lo dice il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, in un’intervista a ‘La Stampa’, oggi in edicola. Alla domanda su quali saranno i criteri per la scelta dei siti per le energie rinnovabili e si terrà conto del paesaggio e dei beni culturali, risponde: “Certo. Criteri stringenti e prioritari devono riguardare la tutela delle aree sede di beni culturali e delle aree naturali protette, del paesaggio naturale soprattutto nelle aree extraurbane, proseguendo con l’attenzione al consumo di suolo”. Inoltre, “stiamo lavorando al decreto di recepimento della direttiva europea Red II che conterrà diversi criteri di idoneità per l’installazione di impianti rinnovabili, relativi ad aree già compromesse o predisposte, ad aree agricole compatibili, o ai porti – aggiunge Cingolani -. Le Regioni dovranno farsi carico di quote di impianti rinnovabili e poi potranno identificare nei propri territori le aree più idonee o quelle sottoposte a vincoli. Quanto allo sfruttamento delle maree, la situazione delle aree oceaniche è più favorevole di quella del mar Mediterraneo. Ci sono però studi e sperimentazioni in corso anche nei nostri mari che possono dare buoni frutti. Ma non va dimenticato che al di là delle soluzioni tecnologiche resta il problema dei costi, destinato inevitabilmente a ricadere sulle bollette elettriche”.
“È quasi impossibile stabilire un trade-off tra gli effetti del climate change, la preservazione dei beni paesaggistici e culturali e le diseguaglianze sociali. Resto però dell’idea che queste ultime vadano comunque evitate, perché il principio che ‘nessuno deve essere lasciato indietro’ ha implicazioni molto concrete: non si può chiedere alle fasce sociali più svantaggiate, o addirittura ai paesi più poveri, di fare sacrifici sproporzionati o di rinunciare allo sviluppo. E una transizione non può avvenire senza il consenso attivo di tutti. L’obiettivo è frenare il riscaldamento globale, e per raggiungerlo dobbiamo ricorrere alle energie rinnovabili. Ma se è così, e in mancanza di altre soluzioni prontamente applicabili, dobbiamo essere consapevoli che qualche sacrificio andrà fatto”, continua Cingolani. Che sui parchi eolici off-shore dice: “Possono certamente essere una soluzione realistica, ci puntiamo molto e non solo per l’eolico ma anche per il fotovoltaico galleggiante. Ci sono già alcuni operatori pronti a dare vita a progetti di rilievo. Ma vogliamo sviluppare altre soluzioni: ad esempio l’agro-voltaico, su cui il Pnrr investirà più di 2 miliardi di euro. Un’altra opportunità riguarda il ‘repowering’ degli impianti esistenti: più energia grazie ai progressi tecnologici, il tutto senza ulteriori consumi di suolo”.
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Ambiente, Cingolani: “Più energie verdi ma tutelando il paesaggio”
"La comunità internazionale si è resa conto che è necessario accelerare, studi importanti hanno portato agli accordi di Parigi che prevedono la riduzione delle emissioni del 55% entro il 2030. Sono obiettivi molto alti, una sfida senza precedenti".