Ammazza la sorella a coltellate e poi si barrica in casa, fermato

La 53enne Vincenza Cimitile trovata senza vita sul pianerottolo in via Rossellini

BRUSCIANO – Dramma sociale e familiare, uccide la sorella a coltellate. E’ quanto avvenuto ieri mattina in un appartamento delle palazzine popolari di via Rossellini a Brusciano, dove Sebastiano Cimitile, di 54 anni, ha ucciso sua sorella Vincenza, di un anno più piccola. Sotto choc i residenti del ‘casermone’ del rione ‘Ina Casa’, un complesso di case costruite con la legge ‘219’ del 1981 che dà il nome all’intero quartiere. Cenzina, così come la chiamavano affettuosamente gli abitanti del palazzo, condivideva l’abitazione insieme al fratello ed a suo figlio Luigi, nato trent’anni fa dalla relazione con il vecchio compagno dal quale era separata da molto tempo. La tragedia si è consumata intorno alle 10,30 nell’appartamento all’interno 11, al quinto piano del civico 7: una lite, probabilmente dovuta a futili motivi, avrebbe scatenato l’aggressione dell’uomo che ha colpito ed ammazzato Enza con diversi fendenti. La 53enne ha provato a scappare scendendo le scale, ma è stramazzata a terra sul ballatoio del quarto piano, lasciandosi dietro una lunga scia di sangue. Un’inquilina è stata la prima a vedere il corpo della donna a terra, allertando l’intervento delle forze dell’ordine: con l’assassino che invece si è barricato dentro casa costringendo gli agenti a forzare la porta. Sul posto, a supporto del servizio d’ordine, anche un’unità della Municipale di Brusciano. Il figlio di Cenzina è stato subito richiamato dal lavoro, così come è stata avvisata l’altra sorella di vittima e carnefice, che vive a Somma Vesuviana. ‘Bastino’, così come lo chiamano i cugini, ha lavorato fino ad una ventina di anni fa come manovale. Un ‘omone’ che in passato si è dedicato anche allo sport ed alla cultura del corpo fino a quando, però, non è arrivata la morte del padre, che da una precedente relazione aveva avuto altri tre figli, di cui uno scomparso e due che vivono a Pompei. Bastino ‘si è cresciuto’ – come si dice da queste parti – sia la sorella che il nipote. Con la perdita del papà, però, è stata una rapida discesa, con l’arrivo dei disturbi psichici e dei problemi che l’hanno portato più volte in cura al Centro di Igiene Mentale di Pomigliano d’Arco. Un cambiamento radicale che ha inevitabilmente influito su tutto il nucleo familiare. E questa condizione di precarietà mentale ieri mattina ha preso il sopravvento sull’affetto e sull’amore per la sorella: Cenzina ha provato a sottrarsi alla furia omicida del fratello, tentando a lasciarsi alle spalle le difficoltà e i disagi di una vita complicata finita, purtroppo, nel peggiore dei modi.

“Dramma che poteva essere evitato”

La tensione per gli alloggi sfocia in una rissa Proprio mentre la Municipale era impegnata a dirigere le operazioni di sanificazione e di ripristino dell’agibilità della palazzina, in un altro stabile di edilizia popolare è scoppiata una rissa per una questione dovuta all’occupazione di un alloggio. Un ragazzo, infatti, avrebbe sferrato un pugno ad un 70enne che è finito in ospedale. Sul posto è stato il caos, con l’arrivo dei carabinieri e dei servizi sociali, intervenuti per la presenza di minori nell’abitazione.

“Una tragedia che poteva essere evitata”. Ne sono convinti tutti i residenti del palazzo di via Rossellini lì dove ieri mattina Sebastiano Cimitile ha ucciso sua sorella Enza a coltellate. Che ci fosse un’evidente instabilità mentale lo sapevano sia gli stessi condomini che le forze dell’ordine: numerosi in passato infatti, gli interventi dei carabinieri sul posto allertati dalle escandescenze del 54enne. Alla fine dell’estate scorsa l’ultimo episodio che aveva provocato il panico nel palazzo: “Aveva aperto la bombola del gas ed azionando l’accendino rischiava di far saltare tutto in aria. Ogni tanto lo andavano a ‘chiudere’ – spiega un vicina di casa – ma i problemi all’interno del palazzo c’erano”. Situazione e convivenza difficile, dunque. “Ma lui non era cattivo però” sottolinea un bimbo ricordando come proprio domenica, invece, avesse visto Cenzina alla quale aveva dato anche qualche spicciolo, proprio come faceva ogni tanto suo zio. I disturbi dell’uomo avevano pure assunto ‘toni’ persecutori, come in occasione dell’allarme dato ai militari dell’Arma che circondarono lo stabile perché lui li aveva chiamati dicendo che c’erano diverse persone che lo “volevano sparare”. “Ogni tanto temeva che ci fosse qualcuno che avrebbe voluto attentare alla sua vita – il ricordo di una residente – e una volta ci trovammo con la strada piena di macchine delle ‘guardie’”. “Perché nessuno è intervenuto prima? – si chiede il cugino di vittima e carnefice – perché si è arrivati a questo ?”. I problemi, da quanto emerge dai racconti del vicinato, ci sono sempre stati. E si sono trascinati nel tempo fino all’irrimediabile tragedia. “In un’altra circostanza ha provato lui stesso a ferirsi. Poi ultimamente usciva poco”. Screzi e dissidi non sono mancati, dal volume della radio troppo alto agli atteggiamenti dell’uomo che hanno forse anticipato il dramma. “Prima o poi un giorno succederà un guaio” le parole chissà quanto profetiche addebitate a Sebastiano e sussurrate a bassa voce. Vero o no, resta l’impotenza – tra dispiacere e indifferenza – che si respira da queste parti per una situazione disagiata rimasta però inesorabilmente irrisolta nel tempo.

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