NAPOLI – Il movimento 5 Stelle annuncia l’intesa fra Beppe Grillo e Giuseppe Conte e i sostenitori campani dell’ex premier (dal presidente della Camera Roberto Fico ai parlamentari Gilda Sportiello, Alessandro
Amitrano e Salvatore Micillo) tirano un sospiro di sollievo. La notizia dell’accordo sulla nuova struttura del M5S è stata data da Vito Crimi in apertura dell’assemblea dei parlamentari pentastellati, tenuta su Zoom. A breve, ha aggiunto, si voterà sul nuovo Statuto e sul nuovo presidente del M5S.
Adesso si sblocca la formazione delle liste per le Comunali e perde peso l’ipotesi che i “dissidenti” del Movimento (come il consigliere regionale Maria Muscarà e il consigliere comunale di Napoli Matteo Brambilla) possano ottenere il simbolo per le elezioni nel capoluogo di regione.
Possibilità che, osserva il senatore Vincenzo Presutto (fra i firmatari dell’appello alla mediazione fra i due leader diffuso pochi giorni fa), era improbabile anche prima: “Ho sentito parlare di liste alternative, ma certamente non riusciranno a farlo con il simbolo del Movimento. Ma anche prima dell’accordo fra Conte e Grillo non lo ritenevo possibile”. Non è ancora chiaro se a capo dei 5 Stelle ci sarà adesso il solo Conte o un organismo collegiale, comunque “avendo un capo politico si potranno certificare le liste”. Peraltro, i “ribelli” hanno quasi chiuso le liste sia per il Comune che per le Municipalità di Napoli. Verosimile che possano ricorrere a simboli “civici”.
La posizione critica dei dissidenti parte dalle alleanze e dall’apertura dei 5 Stelle ad altre forze politiche, in particolare il Pd e Leu: “Ma questa ipotesi nasce con Beppe Grillo in prima battuta, non è solo la posizione di Conte. Muscarà e Brambilla hanno maturato il loro punto di vista lavorando sul territorio: per chi come me opera a livello nazionale c’è da tenere presente il pericolo delle destre che non è certo inventato, forse a livello locale questo ragionamento non è arrivato nella maniera giusta”.
Nei giorni scorsi l’ex parlamentare Alessandro Di Battista ha lanciato critiche dure contro i “governisti” che non hanno difeso la riforma Bonafede della giustizia, accusandoli di essersi “calati le braghe”. “Sono affermazioni molto forti, proprio “alla Di Battista” – commenta Presutto – ma il tema della riforma della giustizia necessariamente deve passare in Parlamento e in quella sede saranno apportate modifiche con gli emendamenti. Oggi il Movimento, con l’accordo fra Conte e Grillo, è molto più forte e ha maggiore capacità di incidere a livello parlamentare. Del resto, le stesse critiche espressa da Di Battista sono condivise dai colleghi parlamentari che si occupano di giustizia, ma adesso il Movimento ha le carte in regola per intervenire”.