Appalti e camorra, chiesti 10 anni a testa per l’ex sindaco di Casapesenna Fontana e per i Capaldo

La tesi della Dda di Napoli: grazie alla vicinanza a ‘Capastorta’ avrebbero ottenuto dalla Regione lavori di somma urgenza riguardanti il settore idrico. Gli imprenditori accusati di essere stati legati alla cosca di Michele Zagaria. Fino al 2011 a coordinare i businessman del clan sarebbe stato il marito di Elvira Zagaria.

Costantino Capaldo, Antonio Fontana ed Elvira Zagaria
Costantino Capaldo, Antonio Fontana ed Elvira Zagaria

Dieci anni ciascuno: è la pena che il pubblico ministero Maurizio Giordano ha invocato per Antonio Fontana, 62enne, ex sindaco di Casapesenna, e per Costantino e Raffaele Capaldo, rispettivamente di 61 e 69 anni. Gli imputati, per la Direzione distrettuale antimafia, dal 2001 al 2015 hanno rappresentato il braccio imprenditoriale di Michele Zagaria alias Capastorta.

Grazie al loro presunto legame con il clan, avrebbero ottenuto dalla Regione Campania lavori su lavori. In particolare, le ditte a loro riconducibili si sarebbero aggiudicate numerosi lavori di somma urgenza riguardanti il settore idrico. Nel collegio difensivo degli imputati, accusati di associazione mafiosa, ci sono gli avvocati Giovanni Cantelli, Giuseppe Stellato, Gennaro Ciero, Luca Viggiano e Simoncelli. Si tornerĂ  in aula a breve proprio per le arringhe dei legali.

L’indagine che ha trascinato a giudizio i tre uomini d’affari, da ritenere innocenti fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile, è una costola della già nota attività investigativa denominata Medea, un’operazione che nel 2015 tirò in ballo altri colletti bianchi ritenuti vicini ai Casalesi. Tra loro figura Pino Fontana, fratello di Orlando (anche lui trascinato a processo dall’indagine e poi assolto), condannato per associazione mafiosa con sentenza irrevocabile (ora è libero).

Con Pinuccio, Medea tirò in ballo pure Luciano Licenza e Bartolomeo Piccolo, condannati in primo grado, con rito abbreviato, per concorso esterno al clan (adesso stanno affrontando il processo in Appello). A muovere i fili degli appalti dell’idrico gestiti dalla Regione, fino al 2011, sostiene la Dda, era stato Ciccio ‘a benzina, al secolo Francesco Zagaria, eminenza grigia del clan e cognato del boss Michele Zagaria (avendone sposato la sorella Elvira). È scomparso poco prima che il padrino venisse catturato in via Mascagni dopo 16 anni di latitanza

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