Stop all’interdittiva antimafia che aveva colpito la Czeta. Il Tribunale amministrativo regionale del Veneto ha accolto il ricorso cautelare della ditta rinviando al prossimo gennaio l’udienza di merito. La società nei mesi scorsi ha ottenuto l’appalto dal Comune di Capua. In realtà, a vincere la procedura bandita dal Municipio, guidato dal sindaco Adolfo Villani, tesa a individuare un nuovo operatore che si occupasse dell’igiene urbana era stato il consorzio Ciclat che a sua volta ha deciso di destinare alla Czeta il cantiere capuano. A causa del coinvolgimento di questa ditta in un’indagine, ancora in corso, della Dda di Napoli, tesa a tracciare le presunte ingerenze del clan dei Casalesi, attraverso Nicola Ferraro, ex consigliere regionale dell’Udeur e già condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, negli appalti della raccolta rifiuti e in alcuni servizi di pulizia nelle strutture sanitarie, l’opposizione consiliare aveva chiesto all’amministrazione di accendere i riflettori sull’appalto.
Poco dopo, è scattata dalla prefettura di Venezia, dove ha sede la Czeta, l’interdittiva, ma il Tar, come detto, l’ha sospesa. Sembrava, quindi, che l’appalto, nonostante le preoccupazioni dell’opposizione, potesse procedere senza problemi. E invece a intervenire ora è l’Anac. Ha chiesto all’Ente di rivalutare la procedura esponendo dubbi sulla scelta della Ciclat di passare l’appalto alla Czeta, non ritenendola tra le componenti del consorzio. Sul punto adesso il Comune dovrà contro dedurre e, se non convincerà l’Anac, per continuare a tenere la Czeta sarà poi costretto a rivolgersi al Tar. Vicenda che seguirà Rosaria Nocerina, delegata al Bilancio.
Ritornando alla decisione del Tribunale amministrativo regionale per il Veneto di sospendere l’interdittiva, i giudici hanno rilevato che la società ha assunto “misure di self-cleaning”, che ha presentato anche richieste di essere sottoposta a controllo giudiziario (su cui il Tribunale deciderà a metà settembre) e hanno pure evidenziato che se non fosse stata bloccata l’interdittiva, si sarebbe potuto determinare “un danno grave e irreparabile alla ricorrente in relazione ai contratti di appalto con la pubblica amministrazione in corso di esecuzione”.
Insomma, la partita al Tar si concluderà a gennaio e per ora ha messo in una posizione comoda la Czeta. Aperta, invece, quella con l’Anac e pure quella che riguarda la giustizia penale. Si ha notizia dell’esistenza dell’attività investigativa che ha tirato in ballo la Czeta perché l’anno scorso vennero eseguite delle perquisizioni a carico di Nicola Ferraro, del fratello Luigi e di svariate altre persone. In questo lavoro degli investigatori, è emerso che la società attiva nel settore dell’igiene urbana è ritenuta riconducibile a Ilario Aniello, 56enne di Rotondi. E la mattina del 12 novembre 2022, i militari dell’Arma di Caserta lo hanno visto dare un involucro di colore bianco, “contenente verosimilmente denaro”, scrive la Direzione distrettuale antimafia partenopea, al sindaco Angelo Ciampi, di San Giorgio del Sannio, dove proprio la Czeta aveva recentemente vinto l’appalto. Insomma, una presunta mazzetta (circostanza, logicamente, che dovrà essere ulteriormente vagliata). A spingere i carabinieri a ritenere che ci siano collegamenti tra la Czeta e Nicola Ferraro ci sono i contatti tra Ilario e Domenico Romano. E quest’ultimo, sostiene l’accusa, farebbe (avrebbe fatto) da tramite proprio tra l’uomo d’affari e l’ex consigliere regionale dell’Udeur. Romano, dopo aver incontrato in un’occasione Ilario, si recò subito dopo proprio a casa di Ferraro. Romano, inoltre, e suo zio Vincenzo Agizza, pure coinvolto nell’inchiesta, stando a quanto sostenuto dai militari, sarebbero stati in passato imprenditori di riferimento del clan Nuvoletta.
Al momento si tratta di ipotesi che al netto delle perquisizioni e dei sequestri non ha avuto altre ripercussioni giudiziarie.
Raccolta rifiuti, stop del Tar all’appalto affidato alla Czeta
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