RIYAD (Rita Sparano) – Cinque attiviste sono finite in carcere dopo essere state prelevate dalle loro case. E’ successo in Arabia Saudita, dove le cinque si stavano battendo per il diritto delle donne di guidare. La mossa con la quale il paese mette così a tacere le principali portavoce del movimento femminista arriva a poco più di un mese dalla data che il governo ha stabilito per abolire il divieto di guida per le donne.
Le attiviste erano già state minacciate
Loujan Al Hatloun, Eman al Najaf e Aziza Yousef sono i nomi di tre delle donne finite in manette. Già mesi fa, subito dopo l’emanazione della legge che consentirà alle donne di guidare, legge per la quale si erano a lungo battute, le tre avevano ricevuto delle telefonate di minaccia. Fu vietato loro di rilasciare dichiarazioni alla stampa circa la questione. Il motivo era dato dal fatto che il governo non voleva che l’abolizione del divieto di guida per le donne fosse un traguardo raggiunto grazie all’opera di protesta delle attiviste, bensì alla politica di Mohammed Bin Salman, il principe ereditario alla guida dell’Arabia Saudita. Mohammed Bin, figlio del re Salman, è il fautore di politiche di apertura inedite per uno dei paesi più conservatori al mondo.
Fonti saudite non ancora confermate rivelano che le tre donne avrebbero ricevuto la pesante accusa di tradimento e di cospirazione per dividere il Paese. Se così fosse, il reato comporterebbe una dura punizione carceraria.
L’Arabia Saudita è l’unico paese al mondo in cui vige il divieto di guida per le donne
La legge che impedisce alle donne di mettersi al volante sarà presto abolita. Il 24 giugno, questa la data stabilita, sarà un giorno storico per il popolo femminile dell’Arabia Saudita, unico paese al mondo in cui è ancora in vigore il divieto.
Una delle attiviste arrestate, Loujan al Hatloun, due anni fa ha trascorso più di due mesi in prigione per aver guidato la sua auto dagli Emirati Arabi Uniti al confine saudita.