Arcelor Mittal, sciopero a Taranto: per i sindacati aderisce il 75%

Ad allargare il campo è la segretaria generale della Fiom Cgil, che stigmatizza la mancanza di comunicazioni ufficiali che ha fatto seguito all'incontro avvenuto oggi tra Di Maio e alcuni rappresentanti dell'azienda

Stabilimento siderurgico dell'Ilva a Taranto
Foto Vincenzo Livieri - LaPresse

MILANO – Adesione alta e impianti fermi. Così i sindacati sintetizzano l’esito dello sciopero di otto ore su tre turni proclamato nello stabilimento ArcelorMittal di Taranto per protestare contro l’utilizzo da parte dell’azienda dello strumento della cassa integrazione. A partecipare all’iniziativa, stando a quanto riferito dagli stessi rappresentanti dei lavoratori, è stato il 75% degli addetti.

Uno sciopero di ampia portata

“Si sono fermati diversi impianti tra altoforni, acciaierie, laminatoi, servizi, manutenzione, ma non solo”, annuncia a metà della mattinata Rocco Palombella, segretario generale della Uilm. Segnalando che “hanno partecipato numerosi anche i lavoratori delle ditte in appalto”. Secondo la sigla sindacale, l’ultimo sciopero di questa portata risale a ottobre 2017 quando AM InvestCo e commissari straordinari inviarono la comunicazione ai ministeri interessati e alle organizzazioni sindacali per il trasferimento dell’allora Ilva in ArcelorMittal.

Il chiaro segnale lanciato dai lavoratori

“E’ il segnale che i lavoratori sono con il sindacato nel rivendicare quanto stabilito nell’accordo del 6 settembre 2018 al Ministero dello Sviluppo. E nel voler gridare a tutti, nessuno escluso, che il rilancio passa solo da assunzione di impegni e responsabilità”, commenta a sua volta Valerio D’Alò, leader della Fim Cisl. Ricordando come la richiesta avanzata alla proprietà sia quella di rivedere la sua posizione sulla cigo. Alla quale l’azienda ha scelto di fare ricorso per quasi 1.400 lavoratori e per 13 settimane in ragione delle difficili condizioni di mercato. “L’attuale proprietà è partita ridimensionata rispetto alla precedente. E dovrebbe avere tutte le flessibilità per gestirle il calo della domanda di acciaio”, sostiene a riguardo D’Alò.

L’incontro tra Di Maio e i vertici dell’azienda

Ad allargare il campo è quindi la segretaria generale della Fiom Cgil, Francesca Re David, che stigmatizza la mancanza di comunicazioni ufficiali che ha fatto seguito all’incontro avvenuto oggi tra il ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro, Luigi Di Maio, e alcuni rappresentanti dell’azienda. Nel corso del quale dovrebbe essere stata toccata la questione dell’immunità penale cancellata dall’entrata in vigore del decreto crescita.

“A nessuno sfuggono i comprensibili elementi di riservatezza”, osserva Re David, sottolineando però che questo non può legittimare un atteggiamento che “sostanzialmente consegna una vicenda di straordinaria rilevanza pubblica e sociale al silenzio dei protagonisti dell’incontro di oggi”. Insomma, conclude la sindacalista, “il destino dell’ex Ilva non è una questione privata”. Lo stesso Di Maio rivedrà comunque a breve i rappresentanti di ArcelorMittal. Il 9 luglio è infatti prevista la riunione del tavolo di monitoraggio periodico al Mise. “Le organizzazioni sindacali – anticipa in merito la segretaria della Fiom – non intendono svolgere un ruolo di meri osservatori”.

(AWE/LaPresse/di Marco Valsecchi)

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