CASERTA – Dopo sette anni di indagini e sospetti, cala definitivamente il sipario sull’inchiesta che ha pesato sul Centro sociale Ex Canapificio e sul progetto Sprar di Caserta. Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere (come riportato nei giorni scorsi da Cronache di Caserta) ha disposto l’archiviazione per tutti i 17 attivisti e operatori accusati di una presunta truffa nella gestione dei fondi destinati all’accoglienza dei migranti. Per gli indagati – tra cui Virginia e Federica Maria Crovella, Fabio Basile, Mimma e Imma D’Amico, Enzo Fiano, Giampaolo Mosca, Massimo Cocciardo, Andrea Bartoli, Suor Rita, l’ex funzionario comunale Matteo Palmisani, Riccardo Russo del Viminale e i tre ex revisori dei conti del Comune di Caserta – la decisione segna la fine di un lungo calvario giudiziario. “È una vittoria della verità e del lavoro sociale fatto sempre alla luce del sole – commenta Fabio Basile –. Per sette anni siamo stati schiacciati da un’indagine nata su pregiudizi politici e non su fatti”.
L’inchiesta prese le mosse nell’ottobre 2018, dopo la denuncia di un ex operatore e un post del ministro Matteo Salvini che accusava il Centro di gestire milioni di euro “in locali occupati”. Pochi mesi dopo, nel febbraio 2019, ottanta carabinieri fecero irruzione nelle abitazioni del progetto Sprar. “Non trovarono nulla – ricorda Basile – tranne una caldaia guasta. Da allora, il fascicolo è rimasto fermo per anni nei cassetti della Procura, fino alla richiesta di archiviazione arrivata nel 2024”. Gli avvocati difensori parlano senza mezzi termini di “inchiesta nata su input politico”. Parole di sostegno sono arrivate anche dal mondo politico.
L’assessore regionale Mario Morcone ha definito il progetto Sai “un bersaglio di una politica vergognosa, costruita sulla pelle dei più deboli”. L’euro- deputato Sandro Ruotolo, in un videomessaggio, ha ricordato che “siamo tutti innocenti”, mentre l’attivista Mamadou Kouassi – la cui storia ha ispirato Io Capitano di Matteo Garrone – ha sottolineato come “Caserta rappresentasse un modello di accoglienza di cui si parlava in Europa”. Oggi, però, quel modello non esiste più: il ministero ha revocato il progetto Sai e la città è rimasta senza un sistema strutturato di accoglienza. “Volevano distruggere chi proponeva una strada diversa – commenta Enzo Fiano –. Noi abbiamo costruito un’idea di comunità che non divide ma unisce. È questo che faceva paura”.



















