Arezzo, fiamme in una ditta di smaltimento di rifiuti elettrici a Foiano della Chiana

Colpiti i capannoni della ditta Raetech, azienda specializzata nello smaltimento di rifiuti tecnologici

Foto LaPresse - Vince Paolo Gerace

AREZZO – Un incendio è divampato nella notte, per cause ancora da accertare, nella zona industriale tra Cesa e Foiano della Chiana, in provincia di Arezzo. Nei capannoni della ditta Raetech, azienda specializzata nello smaltimento di rifiuti tecnologici che aveva subito un altro incendio nel luglio 2016. Sul posto stanno operando i vigili del fuoco di Arezzo con 4 automezzi pesanti e sono intervenuti anche i carabinieri e il 118. Non vengono segnalati feriti o intossicati. Il sindaco di Foiano della Chiana, Francesco Sonnati, che sta seguendo sul posto le operazioni di spegnimento del rogo, ha lanciato, dal suo profilo Facebook, un appello ai cittadini “a scopo precauzionale. Entro il raggio di un chilometro” dalla zona dell’incendio “bisogna limitare la permanenza all’aperto allo stretto necessario. E di tenere le finestre delle abitazioni e degli ambienti di lavoro chiuse per l’intera giornata del 7 marzo”.

A Milano e nel pavese tanti incendi nei mesi scorsi

Capannoni e depositi stracolmi di rifiuti plastici, contaminati e non, che prendono fuoco. I roghi si sprigionano quasi sempre di notte o di mattina presto, quando al lavoro non c’è nessuno. L’ultimo caso è quello di Pianezza, nel Torinese, dove il 25 marzo marzo è andata a fuoco la Omnia Recuperi. Le fiamme hanno divorato per ore gli imballaggi di plastica prodotti dalla ditta. Nelle settimane e nei mesi precedenti precedenti, invece, a bruciare erano stati 13 impianti nel Pavese. 4 siti dell’hinterland di Milano (di cui due a Bruzzano e a Cinisello Balsamo della stessa ditta, la Carluccio Srl) e diversi capannoni e depositi in Veneto.

Emergenza per le fiamme divampate

Abbastanza per fare del Nord una nuova “terra dei fuochi”? Il prefetto di Pavia Attilio Visconti non esita a parlare di “emergenza”. Mentre i carabinieri del Noe, che da mesi stanno indagando sul fenomeno, parlano di un “mercato della plastica se non fermo, estremamente rallentato”. Di certo c’è che la Commissione Parlamentare d’inchiesta sui rifiuti della passata legislatura, nel triennio 2014-2017, ha censito ben 261 incendi in discariche autorizzate e non, il 47% dei quali proprio nel Nord. Una situazione diventata ancora più critica da quando, nel gennaio scorso, la Cina ha deciso di bloccare le importazioni di scarti di gomme e plastiche.

“Il 70% dei rifiuti prodotti in Italia e in Europa venivano acquistati da imprenditori cinesi. Che in alcuni casi pagavano anche più di quelli italiani”, racconta il colonnello Massimiliano Corsano, a capo del Noe del Nord Italia. Materiale che adesso, almeno in parte, viene acquistato dai Paesi del Sud Est asiatico come la Birmania o il Vietnam. Ma non basta. E la situazione, osservano gli investigatori, è destinata a peggiorare ancora dopo i dazi imposti dal presidente Trump alla Cina. C che potrebbe smettere di comprare questi scarti di cui gli Stati Uniti sono un grande produttore.

(LaPresse)

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