Armi e droga, Sandokan jr e Reccia condannati

Per il Tribunale di Napoli hanno spacciato narcotici in piazza Mercato e maneggiato pistole

CASAL DI PRINCIPE – Tre anni e 10 mesi per Emanuele Libero Schiavone (nella foto a sinistra) e 2 anni e 8 mesi per Francesco Reccia (nella foto a destra): è il verdetto emesso dal Tribunale di Napoli. I due imputati, a processo con rito abbreviato, sono accusati di aver detenuto e portato in luogo pubblico armi da sparo e di aver spacciato droga, reati che avrebbero commesso, secondo la Procura di Napoli, con finalità mafiose. Nel collegio difensivo, gli avvocati Paolo Caterino, Domenico Della Gatta e Domenico Dello Iacono.

A trascinare a giudizio Schiavone, 33enne di Casale, e Reccia, 21enne di San Cipriano d’Aversa, rispettivamente figli del capoclan Francesco Sandokan e di Oreste Reccia, detto Recchie ‘e lepre, storico esponente dei Casalesi, è stata l’indagine condotta dai carabinieri della Compagnia di Casale, avviata contestualmente alla scarcerazione di Emanuele Libero. I militari avrebbero accertato come il 33enne, dopo aver trascorso circa 12 anni ininterrottamente in cella, tornato in libertà lo scorso aprile, si sarebbe dedicato insieme a Reccia all’attività di spaccio di narcotici in piazza Mercato. Questo rituffarsi nel mondo dei narcotici lo avrebbe portato a scontrarsi con un gruppo legato ai Bidognetti, che, fino a quel momento, aveva sostanzialmente monopolizzato la vendita di droga in città.

Le tensioni tra Schiavone e questa gang generarono vari scontri, fino a sfociare in raid di piombo. Il figlio del capoclan e Reccia, sostiene la Dda, per reagire a questa offensiva si procurarono delle armi.

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