È stato arrestato a Dubai Gianluigi Torzi noto come il ‘broker del Vaticano‘ condannato a 6 anni dalla giustizia della Santa Sede per la gestione dei fondi della Segreteria di Stato e la compravendita di un palazzo di lusso a Londra in Sloan Avenue. Da quanto apprende LaPresse Torzi sarebbe stato fermato negli scorse ore da ‘apparati’ di polizia degli Emirati Arabi e non è chiaro se sia in esecuzione di un mandato di cattura internazionale emesso dall’Italia. La notizia circolava senza conferme da ieri sera. La procedura negli Emirati prevede che venga lasciato all’arrestato il telefono per fare alcune chiamate.
Il Tribunale del Vaticano ha condannato Gianluigi Torzi nel 2023 per il reato di truffa aggravata, estorsione in concorso e autoriciclaggio mentre lo ha assolto perché il fatto non sussiste dal reato di peculato, in relazione all’ipotizzata sopravvalutazione del prezzo di vendita dell’immobile londinese. L’uomo, 44enne molisano, è al centro di inchieste e processi delle procure di Roma e Milano. Nella capitale il Nucleo di Polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Roma avrebbe ricostruito come parte dei 15 milioni di euro bonificati a due società britanniche di Torzi per l’affare immobiliare siano stati utilizzati per acquistare titoli di società quotate in Borsa per 4,5 milioni. A Milano il 44enne è accusato di manipolazione del mercato, false comunicazioni sociali, ostacolo alla vigilanza della Consob e corruzione fra privati. È stato rinviato a giudizio con i manager Giacomo Garbuglia, Giuseppe Roveda, Giancarlo Andreella e Fabrizio Rizzo per la vicenda dei 35 milioni di euro di azioni della Aedes SIIQ, storica società immobiliare milanese, spariti nel nulla dopo una serie di operazioni finanziarie. La vicenda nasce nell’aprile 2017 quando Aedes e la sua controllante Augusto emettono due prestiti obbligazionari da 25 milioni di euro complessivi, sottoscritti da una società londinese di Torzi (BIS e poi Odikon Services) e garantiti da 90.206.186 azioni della società immobiliare (il 15,5% delle quote) per un valore di 35 milioni. Sarebbero dovute rimanere ‘congelate’ su un conto corrente fino alla scadenza del prestito. Il sostituto procuratore di Milano di Stefano Civardi ha ricostruito come le azioni non siano “mai transitate” su quel conto e sarebbero state negoziate e infine vendute diffondendo “notizie false sulla reale operazione di finanziamento” presentata come “prestito obbligazionario” e “in realtà realizzata attraverso la dismissione di un pacchetto.
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