NAPOLI – Svolta nelle indagini sull’omicidio di Francesco Pio Maimone, il 18enne di Pianura ucciso a colpi di pistola nella notte tra domenica e lunedì a Mergellina, nella zona degli chalet.
Ieri la Dda, che ha preso in mano le redini del caso dopo aver recepito l’informativa prodotta dagli uomini della Squadra Mobile guidati dal capo Alfredo Fabbrocino, ha emesso un provvedimento di fermo nei confronti di un 20enne. A subentrare nelle indagini sono stati gli uomini della Direzione distrettuale antimafia, perché l’indagato è figlio di un affiliato al clan Cuccaro di Barra, ucciso in un agguato avvenuto nel 2013. Dovrà rispondere di omicidio aggravato dalle modalità mafiose, Francesco Pio Valda.
Per ironia della sorte, il presunto killer ha lo stesso nome della vittima. Ha lo stesso cognome, invece, il fratello, Luigi Valda, 24enne detenuto perché accusato di aver esploso colpi di pistola insieme a un complice all’indirizzo di un 16enne nella scorsa primavera. Esplodere pallottole contro giovani potrebbe essere inteso come un vizio di famiglia, se le accuse nei confronti del 20enne venissero confermate.
Secondo la Procura, che ha dato mandato agli agenti di polizia di catturare Francesco Pio Valda, l’indagato avrebbe fatto fuoco al termine di una lite scoppiata per futili motivi all’esterno del chioschetto ‘Da Sasà’, situato sul lungomare di Napoli in una zona molto frequentata anche alle 2.30 di un lunedì come tanti. Pare che qualcuno del gruppo con cui la vittima era uscita per svagarsi un po’ abbia per sbaglio pestato il piede del 20enne accusato di omicidio. Con ogni probabilità il giovane di Barra ha interpretato il gesto, seppur involontario, come un affronto. Ne sarebbe nata una rissa, da cui Valda si sarebbe allontanato. Sempre secondo quanto riferito ieri dalla Procura, sembrerebbe che la scelta di defilarsi per qualche istante sia stata dettata dall’intenzione di estrarre un’arma da fuoco e di iniziare a sparare tra la folla.
Francesco Pio Mainone non era l’obiettivo delle pallottole, ma è stato centrato da un colpo mortale al torace. La sequenza è stata catturata dalle telecamere di videosorveglianza installate a Mergellina e raccontata da testimoni. Tra chi ha assistito alla tragedia, c’è anche chi riferisce della possibilità che il 18enne abbia fatto da scudo per difendere un conoscente stretto. Per questo motivo, ieri, tra le lacrime, il suo amico Carlo ha detto che “Pio mi ha sempre difeso e lo farà anche dall’alto”. La circostanza, però, è ancora tutta da verificare. Fatto sta, che nonostante Valda avesse legami con i Cuccaro di Barra, anche per frequentazioni intrattenute dal padre deceduto in circostanze violente e il fratello arrestato, e nonostante Maimone conoscesse personaggi legati ai Marsicano di Pianura, il delitto dello scorso fine settimana non è da inquadrare in una faida di camorra. Non va dimenticato, infatti, che la vittima era incensurata e che non risultava affiliata a cosche. Maggiori sviluppi si avranno quando Valda verrà interrogato di nuovo, anche perché ieri ha parlato con gli inquirenti senza la presenza del legale nominato, ovvero l’avvocato Antonio Iavarone.
Il 20enne di Barra è stato individuato dai poliziotti del Commissariato San Giovanni diretti dal primo dirigente Antonio Galante a Ponticelli, dove si era rifugiato a casa di amici dopo essere risultato irreperibile per tutta la giornata di lunedì, quella aperta con gli spari che hanno tolto ingiustamente la vita a Pio.
L’esultanza in scooter dei Marsicano alla notizia
Mentre gli uomini della Direzione distrettuale antimafia e gli agenti di polizia parlavano con Francesco Pio Valda, catturato perché è sospettato di aver ammazzato Francesco Pio Maimone nella notte tra domenica e lunedì sul lungomare di Napoli, a Pianura la tensione è salita alle stelle. Un corteo di ciclomotori ha attraversato il quartiere nella periferia Est del capoluogo partenopeo. Rombo di motori e clacson tra le palazzine di edilizia popolare. Di solito sono le modalità scelte dai clan per lanciare la sfida ai rivali e per far capire chi comanda. La ‘scesa’ di ieri, invece, aveva altre finalità. Infatti tutti i motociclisti indossavano magliette bianche con la foto del volto di Pio. “Vogliamo giustizia”, hanno gridato in ogni angolo di Pianura, spaventando i residenti, i quali credevano di assistere ad un’altra stesa di camorra. Di quelle di cui negli ultimi anni si sono resi protagonisti gli affiliati ai clan Esposito-Calone-Marsicano e Carillo-Perfetto, in lotta per il controllo delle piazze di spaccio e da qualche settimana anche del business dei gadget contraffatti per celebrare l’imminente vittoria del terzo scudetto da parte del Calcio Napoli. Chi ieri ha fatto ruggire i motori, ha voluto rendere omaggio alla memoria del 18enne ammazzato ingiustamente a Mergellina. C’è da dire, però, che i residenti di Pianura non apprezzato la ‘scesa di ieri’, anche perché secondo quanto risulta alle forze dell’ordine intervenute per controllare la situazione, hanno partecipato al corteo anche diversi uomini legati ai Marsicano. Chi voleva instaurare dubbi sulle amicizie della vittima, dopo il corteo di ieri avrà vita facile. Nonostante il 18enne non appartenesse alla criminalità organizzata, era in contatto con diversi personaggi con precedenti penali. D’altra parte, Francesco Pio Maimone, che sognava di aprire una pizzeria, è nato e cresciuto in via Escrivà, considerata la roccaforte degli eredi dei Mele. Difficile che tra i suoi amici non ci fosse anche qualcuno che ha scelto una strada diversa.
“Una vita diversa ai giovani per i giovani di Napoli”
Dal mattino di lunedì via Escrivà a Pianura è diventata meta di pellegrinaggio per chi intende condividere il dolore con i familiari di Francesco Pio Maimone, morto a 18 anni per una lite banale. Non sa darsi pace l’amico Carlo, il quale ha raccontato gli ultimi atti, strazianti, di vita della vittima. “E’ morto tra le mie braccia, pronunciando il mio nome. Sarà sempre con me, impossibile dimenticarlo”. E’ affranta la nonna paterna, Carmela, 83enne e malata. “Per questo motivo Pio veniva sempre a trovarmi. L’ha fatto anche domenica prima di andare a Mergellina. Gli avevo detto di stare attento. Me l’hanno ammazzato. Era buono e onesto. Aveva due lavori. Sognava di aprire una pizzeria”. Anche il Presidente della Repubblica ha avuto parole per Francesco Pio: “Un ragazzo 18 anni è stato ucciso quasi a caso, con una crudeltà che gli ha sottratto il futuro, lasciando nella disperazione i suoi familiari”, ha detto Sergio Mattarella– Il padre del ragazzo, dopo averlo ringraziato ha chiesto a Mattarella di aprire “uno spiraglio affinché i giovani di Napoli possano avere “un futuro migliore, una vita diversa, perché questa vita non li porta da nessuna parte”.
Napoli una polveriera, servono i rinforzi
I funerali di Francesco Pio Maimone dovrebbero tenersi sabato mattina nella chiesa di San Lorenzo a Pianura. L’ufficialità arriverà soltanto dopo gli esami sulla salma. L’autopsia dovrebbe essere effettuata domani. Il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi (nella foto) ha annunciato che sarà presente ai funerali del 18enne, avendo sposato fin da subito la tesi della ‘pallottola vagante’. Una tesi che per giunta mette ancora di più in evidenza le sue responsabilità da amministratore, se è vero come è vero che si può morire anche andando a fare una passeggiata nel salotto buono della città. Una città che si candida ad essere capitale del turismo non può permettersi tutto questo. Non lo può permettere il suo primo cittadino che, nonostante i fatti, nega pure la necessità di interventi definendo la città “assolutamente non fuori controllo”. Quando qualsiasi persona dotata di buon senso e calata nella realtà si incatenerebbe piuttosto al Viminale pur di avere qualche uomo in più a presidio del Lungomare. Lo stesso governatore Vincenzo De Luca si è detto “preoccupato”, ben più di Manfredi: “Abbiamo un problema che riguarda tutte le aree urbane, la realtà giovanile, con punte preoccupanti a Napoli. Dobbiamo mobilitarci tutti, creare un altro clima, un’altra cultura, un altro sistema di valori. Da troppi anni ci siamo abituati alla violenza e all’aggressione sulle persone”. Più diretto Luigi Grimaldi, consigliere comunale del gruppo misto a Napoli. “Il sindaco gioca allo “scaricabarile” addossando la colpa della criminalità ai parenti dei ragazzi sbandati. Parole vergognose. Manfredi è poco più di un primo cittadino di facciata, di rappresentanza. Capace solo di articolare una generica richiesta di maggiori controlli al governo; come se lui, da massimo vertice politico-istituzionale della città, fosse immune da critiche e responsabilità”.
“Non si può andare avanti così – ha aggiunto il consigliere regionale di +Europa in Campania Luigi Cirillo – troppo spesso si dice, ‘nel posto sbagliato nel momento sbagliato’. Ma possiamo davvero legittimare tale pensiero e andare avanti credendo che esista un posto giusto o sbagliato dove trovarsi quando si esce con gli amici e, semplicemente, si vive la propria città?”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA