NAPOLI – Ordine di cattura dalla Spagna per Giuseppe Iavarone, il 60enne ritenuto un narcotrafficante degli scissionisti. Difeso dall’avvocato Mario Griffo, è coinvolto in un’inchiesta sul traffico di stupefacenti in Spagna. La richiesta di arresto lo ha raggiunto mentre si trovava già ai domiciliari. Giuseppe Iavarone è noto anche come Pepp ’o Gitano o Pepp ’a morte, è ritenuto un esponente del Amato-Pagano.
Fu arrestato in Spagna il 17 gennaio del 2017 dalla polizia spagnola nel corso di un blitz congiunto con la Squadra mobile di Napoli e l’Unidad de Droga y Crimen Organizado iberica. Fu l’epilogo dell’esecuzione di 14 provvedimenti cautelari emessi nell’ambito dell’Operazione Lady’s Empire. In quel contesto furono colpite due organizzazioni che, per gli inquirenti, gestivano il mercato all’ingrosso di cocaina e hashish tra Scampia, Melito, Mugnano, Casavatore e Arzano, ovvero sui territori controllati dagli scissionisti. Iavarone finì in manette all’interno di una villa a Malaga di sua proprietà.
Furono le indagini coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia a consentire ed eseguite dalla squadra mobile di Napoli a localizzarlo. Alla cattura contribuì anche la Policia Nacional. Dopo l’arresto, per l’estradizione ci volle più di un mese, ma le frontiere per Giuseppe Iavarone sia aprirono, coinvolto nell’operazione che colpì duramente gli Amato-Pagano. Rientrò a Fiumicino, scortato dalla Criminalpol, dopo essere finito in manette a Malaga.
Originario di Casavatore, viveva in Spagna da anni. Secondo quanto hanno ricostruito gli inquirenti nel provvedimento che ha portato agli arresti, Iavarone avrebbe fatto parte di uno dei due gruppi che si dividevano il monopolio del mercato della cocaina e dell’hashish tra l’area nord e l’hinterland. Un primo gruppo avrebbe fatto capo a Rosaria Pagano, un secondo a Mario il fioraio. Il punto di convergenza tra i due gruppi criminali era rappresentato dalla gestione nell’area nord di Napoli del mercato all’ingrosso della droga, in particolare della cocaina.
Le indagini consentirono di evidenziare che tale attività non è più esclusivo appannaggio degli Amato-Pagano, in quanto sul medesimo territorio c’erano, in regime di aperta concorrenza, anche altri gruppi criminali. Le indagini consentirono di individuare anche soggetti che facevano capo ad altre strutture organizzative specializzate nello spaccio di sostanze stupefacenti in contatto con molti degli indagati.
Il profilo di Iavarone venne tracciato anche da alcuni collaboratori di giustizia, tra cui Biagio Esposito e Carmine Cerrato che, dalla sua, raccontò di Iavarone un singolare aneddoto: “Nel 2003 diventò il nostro capo staffettista, in quanto ci insegnò le strade da percorrere per evi tare le frontiere ed i trucchi del mestiere”. “Nel 2003 era sempre con noi nei primi viaggi – continuò il collaboratore – è stata una garanzia, perché con lui non abbiamo mai perso un carico. Lui prima di lavorare con noi lavorava con tale ‘pisiello’, ucciso prima del 2003. Preciso ancora – concluse – che Cesare Pagano riforniva Iavarone di hashish sin dal 1998-1999, quando lavorava sottobanco dai Di Lauro, gestendo in proprio affari dì droga. Io stesso ho rifornito di cocaina”.
Di Peppe ’a morte parlò anche Antonio Leonardi nell’Interrogatorio del 27 giugno 2014. A Leonardi furono vengono sottoposte alcune immagini e, in una di queste, riconobbe lavarone. “Apparteneva agli Amato-Pagano e poi è passato con la famiglia Ferone, ed in particolar modo con Ernesto Ferone. Si occupava principalmente del traffico internazionale di droga, cocaina ed hashish. Lui aveva diretti rapporti con i fornitori presenti in Spagna. In Spagna questo Iavarone era di casa, tant’è vero che già dal 2000 si occupava non solo del traffico di droga ma di anche di procurare appartamenti ed appoggi ai camorristi napoletani ed in particolare ai componenti della famiglia Di Lauro”.