Assassinio di Giulia Tramontano, la perizia su Impagnatiello: “Voleva sopprimere il feto, una pedina che non poteva controllare”

La donna fu uccisa al settimo mese di gravidanza nel Milanese, la perizia sull’ex barman imputato per omicidio: Thiago non doveva nascere.

© Foto: a sinistra foto Claudio Furlan/Lapresse 18-01-2024 - Cronaca Processo a carico di Alessandro Impagnatiello per aver ucciso la fidanzata incinta Giulia Tramontano Nella foto: Alessandro Impagnatiello. A destra Giulia Tramontano.
© Foto: a sinistra foto Claudio Furlan/Lapresse 18-01-2024 - Cronaca Processo a carico di Alessandro Impagnatiello per aver ucciso la fidanzata incinta Giulia Tramontano Nella foto: Alessandro Impagnatiello. A destra Giulia Tramontano.

Alessandro Impagnatiello “mirava a sopprimere il feto che rappresenta nella sua scacchiera una variabile che non sarebbe riuscito a controllare, non per motivi economici ma di stato mentale. Voleva avere tutto sotto controllo”. Lo ha detto a processo il consulente psichiatrico della difesa del 31enne, imputato dell’omicidio di Giulia Tramontano, la 29enne di Sant’Antimo, al settimo mese di gravidanza, dottor Raniero Rossetti, rispondendo alle domande sull’utilizzo del veleno per topi somministrati nei mesi prima dell’omicidio in almeno due occasioni alla vittima.

La pm Alessia Menegazzo sta contestando allo psichiatra che, con la collega Silvana Branciforti ha descritto Impagnatiello come affetto “da importanti” disturbi “narcisistici, ossessivi, paranoidei”, come proprio il 31enne abbia dichiarato più volte, anche a processo, di essere stato lui a impedire l’aborto a Giulia Tramontano quasi 6 mesi prima di ucciderla, il 5 gennaio 2023. I due specialisti, nella loro consulenza per le avvocate della difesa, Giulia Geradini e Samanta Barbaglia, hanno usato più volte la metafora della “scacchiera” e delle “pedine”.

Per loro, che non hanno studiato gli atti del processo ma avuto due colloqui in cella con l’ex barman, Giulia Tramontano sarebbe stata vista come “nemica” che avrebbe “minato e mandata a pezzi” la sua “quotidianità pompata” da fantasie di “carriera da intraprendere nel mondo dello spettacolo” grazie a qualche “famoso cliente”. La consulenza psichiatrica depositata lo descrive come un “maschio” che si sente “onnipotente con in pugno la quotidianità” di due donne – Tramontano e l’amante e collega di lavoro – e che “si è trovato improvvisamente a essere un maschio fragile, in balia delle due, delle loro rivelazioni e infine da loro scoperto nelle sue bugie a raffica e nelle sue manipolazioni”.

Sarebbe questo il movente psicologico dietro “l’efferata e crudele” esecuzione dell’omicidio, secondo Rossetti e Branciforti. Per loro quell’ex barman dell’Armani Cafè di Montenapoleone a Milano, che si auto-racconta come “vezzeggiato e quasi coccolato” da “calciatori e personaggi televisivi” e “veline” a cui dava “del tu” sul lavoro, sarebbe “assolutamente credibile” quando dichiara che “il mondo mi è crollato addosso” quel sabato pomeriggio, quando Tramontano ha scoperto della relazione clandestina.

E’ in quel momento che avrebbe subìto una “tremenda ferita narcisistica” che lo ha portato ad avere una “percezione patologica della figura di Giulia” alterandone il “dato di realtà”. Quando l’ha accoltellata non l’avrebbe vista “lucidamente” come “compagna di vita” e “madre del figlio che stava per nascere” ma come “nemica che aveva minato e poi mandata a pezzi la sua quotidianità”, si legge nelle 14 pagine di consulenza.

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