NAPOLI – Alla fine il Pd campano ha deciso di non decidere. Non è bastato l’asse De Luca-Casillo-Letta a tenere insieme la maggioranza dell’assemblea regionale e portare all’elezione di un nuovo segretario a seguito delle dimissioni di Leo Annunziata. Una partita che sembrava chiusa, con una decisione già presa, ma che è stata talmente poco collegiale da portare allo strappo definitivo. Dopo le dimissioni dall’assemblea del parlamentare Umberto Del Basso De Caro, che esce da trionfatore in questa vicenda, sono arrivate quelle del presidente del consiglio regionale Gennaro Oliviero e di Agostino Navarra. Poi si è arrivati a 10 con dimissioni arrivate da Caserta, Avellino e Benevento, ed è scattato il commissariamento automatico del partito per il numero troppo esiguo di delegati rimasti. Il segretario nazionale Enrico Letta aveva provato a tenere locale la partita, ma senza successo. Voleva che i leader del territorio decidessero. Anzi, aveva chiesto di decidere. Ma i dem campani hanno rispedito al mittente le richieste. E alla fine dovrà scegliere lui chi mandare al fronte, come commissario, a dirimere le questioni tra i capibastone nostrani. Appetiti, più che altro, per la partita delle Politiche dell’anno prossimo. Il pensiero fisso dei parlamentari uscenti e dei politici Pd che sognano di approdare nelle aule della Camera o del Senato della Repubblica. Del Basso De Caro la sua decisione l’ha voluta spiegare, facendo riferimento a una manifesta incapacità di gestione del partito. E la sua mossa è stata quella vincente. Gli altri telefoni, invece, squillano a vuoto. Oliviero ha preferito non commentare la sua scelta. E anche quello che era il segretario regionale in pectore, Stefano Graziano, è rimasto in silenzio.
Probabilmente senza parole per una delusione molto forte che lo rimette ai margini della politica campana. L’ex deputato era certo di avere in pugno la guida del partito, forte di un accordo raggiunto con il governatore della Campania e altri big romani del Partito democratico. A cominciare da Letta, del quale è sempre stato un fedelissimo Riteneva l’assemblea una formalità. E invece si è trasformata in una trincea che ha inesorabilmente affossato la sua candidatura. In troppi hanno pensato che il nuovo segretario, l’uomo deputato a fare le liste per le Politiche, potesse riservare a se stesso un posto blindato negli elenchi. E la convinzione non è mai scemata. Così la candidatura di Graziano è andata in frantumi, mandata a picco da un fuoco amico, che amico fino in fondo non è. E non è amico neanche dal segretario che riceva un pesante schiaffone. Diverse le aree che hanno cooperato per evitare l’elezione del politico di Teverola. Missione compiuta. Con anche De Luca che alla fine si è arreso all’evidenza e ha deciso di chiudere il tentativo, probabilmente forte di accordi romani stipulati a sua volta. Difficile immaginare, infatti, che tra Oliviero e il governatore non ci siano stati contatti prima della mail inviata dal presidente del consiglio regionale al leader dell’assemblea del Pd campano, Nicola Landolfi. De Luca non avrà più un segretario di sua diretta emanazione, come è stato Annunziata e come sarebbe stato Graziano. Ma probabilmente questo gli varrà rassicurazioni sulla linea che il partito terrà, con il commissario inviato da Letta, sulle candidature. Che poi è quello che interessa allo Sceriffo salernitano, che ha il figlio Piero deputato uscente a caccia del bis. Nei prossimi giorni si chiuderà con la nomina del commissario (in pole c’è Vito De Filippo, deputato ed ex governatore della Basilicata) il cerchio sull’ultimo ribaltone di un partito che è ormai del tutto scollegato a ciò che realmente interessa ai cittadini.
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