Associazione mafiosa, omicidio e pizzo: dopo 12 anni l’ex boss è tornato in paese

Ha collaborato con la giustizia e gli è stato concesso di trascorrere i domiciliari nell’Agro aversano

S. CIPRIANO D’AVERSA – VsVenivano da anni di sovraesposizione mediatica. Se gli Zagaria avevano avuto puntati addosso, con costanza, i riflettori dell’Antimafia, era stato soprattutto per la latitanza, durata 16 anni, del loro leader, Michele detto ‘Capastorta’. Andava stanato, e controllarli era l’unico modo per riuscirci. Quando la ‘primula rossa’ venne finalmente trovata e arrestata in via Mascagni, e nessuno dei ‘padrini’ del clan dei Casalesi era ormai più in libertà, emerse la chiara esigenza di consacrare un nuovo leader operativo. E gli Zagaria, nel 2011, scelsero Salvatore Venosa ‘o cucchiere di S. Cipriano d’Aversa. Preferirono un ‘esterno’ (strategia che avrebbe tracciato Antonio Zagaria) per poter dare il via a quella fase di inabissamento che li ha portati a potersi dedicare ai grandi business senza dover ricorrere più ad azioni violente.

Con il supporto di Oreste Reccia, altro sanciprianese, Venosa venne incaricato di coordinare il suo gruppo di riferimento annettendolo a quello più potente degli Zagaria e alla cosca Iovine. Quale il suo principale compito? Continuare a garantire gli stipendi agli affiliati per non far sfaldare il clan. ‘O cucchiere accettò, ma la sua vita da uomo libero nel ruolo di riorganizzatore di questa sostanziosa costola mafiosa durò poco: venne arrestato il 4 giugno 2012 e trascorsi alcuni mesi in cella iniziò a collaborare con la giustizia.

Sono passati 12 anni dal suo trasferimento in carcere e ora ‘o cucchiere è tornato a vivere a San Cipriano d’Aversa. È ‘capitalizzato’, cioè ha ricevuto sostegno economico dallo Stato per concretizzare il proprio reinserimento sociale e ha sostanzialmente chiuso la parentesi di collaboratore con la giustizia che lo legava al Servizio centrale di protezione.

Con l’ok del giudice, ‘o cucchiere, assistito dall’avvocato Giuseppe Tessitore, è tornato nell’Agro aversano, dove gli resta da scontare, ai domiciliari, circa un anno di reclusione. Per i reati che ha commesso, grazie alle attenuanti che nelle varie sentenze gli sono state riconosciute proprio per la collaborazione con la giustizia, ha avuto un cumulo di 30 anni e, con le varie continuazioni tra i verdetti irrevocabili incassati nella sua storia giudiziaria, ora gli resta da scontare, come detto, meno di un anno.

Il ritorno sul territorio di un personaggio che ha avuto un ruolo incisivo nel clan dei Casalesi, al netto della sua collaborazione con la giustizia, genera fisiologicamente apprensione sul territorio. Si teme che, se non dovesse continuare a percorrere nella sua quotidianità una via distante dalla mafia, possa rappresentare un elemento che va ad agitare uno scenario criminale che si è rivelato negli ultimi anni tutt’altro che sopito, ma attivo e pericoloso. Logicamente, la speranza è che, in forza anche al suo contributo dato alle indagini antimafia, non torni ad avere contatti con il mondo delinquenziale e che abbia il massimo rispetto nei confronti delle vittime e dei loro familiari con cui è tornato a condividere San Cipriano d’Aversa.

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