Assunzioni promesse ai politici del sistema: così le imprese ottenevano gli appalti

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Nicola Ferraro, Luigi Bosco e Vittorio Ciummo

CASAL DI PRINCIPE – Una rete di ditte che, sfruttando la forza mafiosa di Nicola Ferraro ‘Fucone’, i suoi ganci politici e, all’occorrenza, ricorrendo alla corruzione, riusciva ad ottenere agevolmente appalti pubblici. E in cambio di questi aiuti, le società dell’ipotizzata cricca avrebbero versato denaro proprio a Ferraro. Ma i soldi, sostiene l’Antimafia partenopea, hanno rappresentato solo una parte del carburante di questo sistema: le ditte — per avere vantaggi nelle procedure pubbliche — avrebbero messo a disposizione anche la possibilità di assumere persone che gli venivano indicate da politici e faccendieri. Questo dato emerge, stando a quanto ricostruito dai pm Vincenzo Ranieri e Maurizio Giordano, in occasione del tentativo di infiltrare in Sicilia la Supereco, società attiva nel settore della raccolta rifiuti, riconducibile a Vittorio e Carlo Ciummo, di Cassino.

Il collegamento che avrebbe dovuto favorire l’inserimento della Supereco precisamente a Catania, stando a quanto riferito da Domenico Romano, di Casoria — partner in affari (sostiene l’accusa) di Ferraro e ora collaboratore di giustizia — sarebbe Giuseppe Castiglione, già presidente del consiglio comunale di Catania e ora consigliere regionale (non presente nell’elenco degli indagati della Dda di Napoli). E il politico, se avesse aiutato i Ciummo — ritenuti legati a ‘Fucone’ — a vincere l’appalto, sarebbe stato ricompensato consentendogli di far assumere persone a lui vicine all’interno della Supereco.

Vicenda che la Dda di Napoli ha passato alla Procura di Catania e che ritiene riscontrata da alcune intercettazioni e scambi di messaggi tra gli indagati. Di cosa parlavano? Di persone assunte sia dalla Supereco che dalla Dussmann Service, ditta con cui Domenico Romano e Ferraro avrebbero avuto legami grazie a Paolo Onofrio, di Casoria, che ne era consulente. In relazione al presunto tentativo di piazzare la Supereco a Catania, la Dda di Napoli associa anche dei legami mafiosi che Nicola Ferraro avrebbe avuto con i Santapaola di Cosa Nostra.
Lasciando la Sicilia e tornando in Campania, l’indagine condotta dai carabinieri del Nucleo investigativo di Caserta sul ‘sistema Ferraro’ ha tirato in ballo anche un altro politico, Luigi Bosco, ex consigliere regionale e ora leader regionale di Azione. Quest’ultimo, di Casapulla, stando all’accusa, avrebbe contribuito al ‘sistema’ facendo leva sui vertici delle Asl affinché le ditte ‘amiche’ ottenessero appalti; e in cambio avrebbe avuto la possibilità — questa la tesi dell’Antimafia — di far assumere, per motivi clientelari, alcune persone presso la già citata Dussmann (circostanza riferita ai magistrati da Romano).

E per la Dda, a dimostrare l’intraneità di questa società nel ‘sistema Ferraro’, c’è la vicenda che riguarda l’appalto di alcuni servizi presso l’Università Parthenope. L’università, hanno ricostruito gli inquirenti, in prima battuta aveva assegnato l’appalto alla Romeo Gestione (estranea all’inchiesta), ma a seguito di un presunto accordo corruttivo, l’assegnazione sarebbe stata ‘aggiustata’ proprio in favore della Dussmann Service.
In questa vicenda, afferma la Procura, soggetti legati alla Dussmann, quali Mauro Marchese (riferimento per il centro-sud), Eugenia Iemmino (responsabile del settore gare e contratti) e il già citato Paolo Onofrio (consulente), si sarebbero adoperati per correggere la richiesta contrattuale. Nel dettaglio, Onofrio, su spinta di Romano, si sarebbe messo in contatto con Massimo Cirillo, di Torre del Greco, che, a sua volta, si sarebbe preoccupato di intercedere presso il rettore dell’università, Antonio Garofalo, con cui aveva – dicono i militari dell’arma – un solido rapporto di amicizia, e presso un altro pubblico ufficiale al momento non identificato, affinché correggesse la proposta contrattuale, invitando a espungere dalla stessa il servizio di portierato, elemento che avrebbe portato automaticamente ad assegnare l’appalto, da 4 milioni di euro, alla Dussmann.

In cambio, Cirillo avrebbe dato 30mila euro a un pubblico ufficiale dell’università (non identificato), mentre Garofalo avrebbe beneficiato — questa l’ipotesi della Procura — di un soggiorno a Mykonos a spese dell’amico Cirillo. Logicamente si tratta di ricostruzioni che dovranno essere vagliate dal gip Nicola Marrone del Tribunale di Napoli, il quale sta anche valutando le richieste di misura cautelare proposte dai pm Giordano e Ranieri (ne hanno invocate 33) in relazione ai soggetti emersi nell’inchiesta sul ‘sistema’.

In merito ai soggetti citati nell’articolo, Nicola Ferraro, ex consigliere regionale dell’Udeur, originario di Casal di Principe ma residente ad Arienzo, è accusato di associazione mafiosa e rischia il carcere, così come i fratelli Luigi e Giuseppe Rea, accusati, però, di concorso esterno in associazione mafiosa (Giuseppe anche di turbativa d’asta, istigazione alla corruzione e riciclaggio). Concorso esterno in associazione è il reato contestato anche ai Ciummo, per i quali è stato proposto il carcere, e a Bosco, che però rischia i domiciliari. Invece, per Paolo Onofrio — a cui sono contestati i reati di turbativa d’asta e corruzione — la Dda ha chiesto la custodia cautelare in carcere.

Invocati, invece, i domiciliari per Iemmino, Cirillo e Marchese. Per Garofalo è stata proposta una misura più lieve: il divieto di dimora a Napoli. I quattro rispondono dell’ipotizzata corruzione circa l’appalto alla Dussmann Service. I 33 indagati coinvolti sono da ritenere innocenti fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile. L’esito dell’indagine e l’eventuale processo potranno far emergere anche la loro estraneità ai fatti contestati.

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