Astrazeneca, l’Aifa autorizza il mix vaccini. De Luca dice no. Si teme carenza sieri Rna

Foto Hannibal Hanschke / Pool via AP AstraZeneca COVID-19

ROMA – La campagna anti-Covid procede bene nei numeri, anche se il recente ennesimo contrordine sul vaccino AstraZeneca, suggellato dall’ok Aifa ai richiami con vaccini Rna per gli under 60, accende una serie di polemiche, mentre le Regioni tra più di un mugugno procedono, e non è la prima volta, in ordine sparso.

Il primo a soffiare sul fuoco è il presidente della Campania Vincenzo De Luca che, dopo l’ultimo cambio di rotta del Ministero, che prevede la somministrazione di AstraZeneca solo e a tutti gli over 60, annuncia: “Proseguiamo con la campagna di somministrazione di vaccino Pfizer e Moderna, abbiamo sospeso le somministrazioni di altri vaccini che hanno determinato eventi preoccupanti, e abbiamo sospeso anche la somministrazione eterologa di vaccini, cioè abbiamo deciso di non fare la seconda dose con vaccini Pfizer a chi ha fatto come prima dose Astrazeneca”.

La Campania, in poche parole, dice no alle prime dosi con AstraZeneca e Johnson & Johnson, di cui l’Italia attende peraltro ancora circa 20 milioni di dosi, ma dice anche no alle seconde dosi diverse dalle prime.

Pronta la critica del sottosegretario alla Salute, Andrea Costa che evidenzia come “l’atteggiamento di De Luca non aiuti a rassicurare i cittadini”. E se altre Regioni prendono le distanze da De Luca, da più parti si sottolinea però che gli open day AstraZeneca, oggi ‘vietati’, sono stati una necessità che ha permesso di far correre la campagna proprio quando si rischiava il blocco.

Le raccomandazioni sull’uso di AstraZeneca per over 60, non sono state mai accompagnate, fino a venerdì scorso, dall’indicazione ‘perentoria’ di non somministrare il vaccino ai giovani. E le Regioni, pressate dalla carenza di dosi Pfizer e Moderna e dalla tabella di marcia del generale Figliuolo, si sono di fatto trovate a dover far correre la campagna avendo come principale ‘carburante’ proprio il siero oggi interdetto agli under 60.

Al ministro della Salute Roberto Speranza che chiede alle Regioni di adeguarsi alla nuova linea, dà manforte il presidente del Consiglio Mario Draghi che, durante la conferenza stampa al termine del G7 chiarisce: “Dopo aver sentito il generale Figliuolo mi sento di rassicurare che il piano vaccinale continua, non vi sono timori né incertezze”.

Ora il nodo principale è fare in modo che milioni di persone in attesa della seconde dosi superino la paura del ‘mix’: ministero e Cts anche su questo fronte provano a rassicurare, mentre la maggior parte delle Regioni recepisce le nuove disposizioni, non senza qualche critica all’esecutivo: “Seguiremo le indicazioni di Roma, ma è fondamentale che ci sia chiarezza nella comunicazione – sottolinea il governatore della Sicilia Nello Musumeci -. Non possono più partire dalla cabina di regia nazionale messaggi differenti e in qualche caso contrastanti”.

Da ultimo si teme una nuova crisi delle riserve per i vaccini Pfizer e Moderna di cui presto potrebbero registrarsi pesanti carenze perché tanti, a cominciare da De Luca, chiedono un potenziamento delle consegne.

Intanto le somministrazioni superano i 42 milioni e oltre 14 milioni di italiani hanno completato il ciclo vaccinale: la speranza è che i dubbi sui sieri a vettore virale non rallentino la battaglia al Covid. L’obiettivo più importante, ribadisce il generale Figliuolo, nonostante i recenti intoppi è ancora raggiungibile ed è l’immunità di gregge attesa per l’inizio dell’autunno.

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