CALVI RISORTA – In un mondo dove lo sport è spesso sinonimo di competizione e gloria personale, ci sono persone come Leopoldo Rossi che ne incarnano il lato più nobile: quello della solidarietà, dell’inclusività e dell’aiuto reciproco. Podista veterano e capitano della società sportiva Atletica Cales, Leopoldo ha dedicato anni della sua vita non solo a correre, ma a farlo spingendo i limiti di ciò che è possibile per gli atleti con disabilità. Protagonista in numerose maratone sia in Italia che all’estero, dove ha spinto la carrozzina di atleti come Sara Vargetto e Lorenzo Laudadio, Rossi ha dimostrato che lo sport può essere un potente strumento di unione e superamento delle barriere. Oggi, oltre a guidare il gruppo “Fun pacer”, i cosiddetti “angeli custodi dei runner”, è impegnato nell’organizzazione della 37esima edizione della “Stra Cales”, una gara su strada di dieci chilometri che attraverserà le pittoresche vie dell’agro Caleno. In questa intervista, Leopoldo ci racconta le sue esperienze, le motivazioni che lo spingono e i progetti futuri, offrendo una visione profonda di come lo sport possa davvero fare la differenza nella vita delle persone.
Leopoldo, sei un veterano del mondo del podismo e un vero esempio di dedizione non solo allo sport, ma anche alla solidarietà. Cosa ti ha spinto a unire la tua passione per la corsa con l’impegno per combattere la disabilità degli atleti?
Grazie, è un onore per me. La mia motivazione principale è sempre stata la convinzione che lo sport debba essere accessibile a tutti. La corsa è una metafora perfetta della vita: ci sono ostacoli, ma con il giusto supporto, tutti possono superarli. Quando ho iniziato a spingere la carrozzina di atleti come Sara Vargetto e Lorenzo Laudadio, ho capito quanto potessimo fare la differenza. Non è solo una questione di arrivare al traguardo, ma di farlo insieme, superando le barriere e dimostrando che la disabilità non è un limite. Vedere la gioia negli occhi di Sara e Lorenzo mentre tagliavamo il traguardo è stato il più grande riconoscimento che potessi ricevere. La passione per la corsa si è trasformata in una missione più grande, quella di rendere lo sport un diritto di tutti, senza esclusioni.
Hai partecipato a maratone in Italia e all’estero, spingendo la carrozzina di atleti con disabilità. Quali sono state le esperienze più significative per te?
Ogni gara ha un significato speciale, ma alcune esperienze sono indelebili. Spingere Sara Vargetto in una maratona internazionale è stato emozionante; il supporto del pubblico e la determinazione di Sara mi hanno fatto capire quanto sia potente la forza di volontà. Sara, nonostante le difficoltà, ha sempre mostrato una grinta incredibile, e correre accanto a lei è stata un’esperienza che mi ha arricchito profondamente. Un’altra esperienza che ricordo con affetto è stata con Lorenzo Laudadio. Vedere il suo sorriso al traguardo è stato il miglior premio che potessi ricevere. Sono momenti come questi che mi ricordano perché faccio quello che faccio. Ogni gara è un’occasione per dimostrare che insieme possiamo superare qualsiasi ostacolo, e che la disabilità non deve mai essere vista come un limite, ma come una sfida da affrontare con coraggio e determinazione.
In questi giorni, sei alla guida dell’organizzazione della 37esima edizione della “StraCales”. Cosa rende questa gara speciale?
La “StraCales” non è solo una gara su strada, è una celebrazione della nostra comunità. Attraversare le strade della stupenda cittadina dell’agro Caleno è un modo per unire sport e tradizione. Quest’anno, come sempre, abbiamo lavorato duramente per garantire che l’evento sia sicuro e inclusivo per tutti. Ci saranno atleti di ogni livello, dai principianti agli esperti, e la presenza del gruppo “Fun pacer”, di cui sono leader, sarà fondamentale per aiutare i partecipanti a raggiungere i loro obiettivi. La “StraCales” rappresenta lo spirito di squadra e il desiderio di superare i propri limiti. Quello che rende davvero speciale questa gara è il forte senso di comunità che si respira; non è solo una competizione, ma un momento di condivisione, in cui tutti, dai più giovani ai più anziani, si uniscono per celebrare lo sport e i suoi valori. Inoltre, la gara attraversa paesaggi stupendi, il che rende l’esperienza ancora più memorabile.
Sei anche il leader del gruppo “Fun pacer”. Puoi spiegare ai nostri lettori cosa significa e quale ruolo avete nelle gare?
Il “Fun pacer” è un gruppo di runner esperti che si impegna a sostenere gli altri partecipanti durante le gare. Il nostro compito è mantenere un ritmo costante, incoraggiare chi corre con noi e aiutarli a raggiungere i loro obiettivi, che sia completare la gara o migliorare il proprio tempo. Siamo gli angeli custodi dei runner, e per me è un ruolo che svolgo con grande passione. Vedere qualcuno superare il traguardo, sapendo che abbiamo fatto la nostra parte, è una soddisfazione indescrivibile. Essere un pacer non è solo una questione di esperienza, ma di empatia: devi saper ascoltare, motivare e capire i bisogni di chi corre accanto a te. E non c’è niente di più gratificante che vedere un atleta raggiungere un traguardo che magari pensava impossibile, grazie anche al nostro supporto.
Quali sono i tuoi progetti futuri, sia a livello personale che per la società Atletica Cales?
Personalmente, voglio continuare a correre e a spingere i limiti di ciò che possiamo fare per gli atleti con disabilità. Credo fermamente che lo sport debba essere un diritto di tutti, e continuerò a lottare per questo. Con l’Atletica Cales, il nostro obiettivo è continuare a organizzare eventi che promuovano l’inclusività e la solidarietà nello sport. Stiamo già pianificando la prossima edizione della “StraCales” e altre iniziative per coinvolgere sempre più persone, sia atleti che non, nel nostro movimento. Lo sport ha il potere di unire e cambiare le vite, e noi vogliamo essere in prima linea in questa missione. Inoltre, stiamo lavorando su progetti che mirano a portare lo sport nelle scuole, per educare le nuove generazioni ai valori del rispetto, della collaborazione e dell’inclusività. Credo che investire nei giovani sia fondamentale per costruire una società più giusta e solidale.
Un messaggio finale per chi ci legge e per i giovani atleti che guardano al futuro?
Non smettete mai di credere nelle vostre capacità, sia nello sport che nella vita. Il percorso può essere difficile, ma con determinazione, passione e un po’ di aiuto, tutto è possibile. E soprattutto, ricordate che la vera forza non sta solo nel vincere, ma nel sostenere gli altri lungo il cammino. L’importante non è arrivare primi, ma arrivare insieme, superando le sfide con coraggio e solidarietà. E per i giovani atleti, voglio dire questo: non smettete mai di sognare in grande. Ogni passo che fate vi avvicina ai vostri obiettivi, e ogni sfida superata vi rende più forti. Siate umili, ma ambiziosi; lavorate sodo, ma non dimenticate mai di divertirvi. E soprattutto, non dimenticate mai che il vero successo è condividere il vostro cammino con gli altri, aiutandoli a raggiungere i loro traguardi.